Dromedari

Dromedari e le carovane del sale in Africa, foto di Massimo Fusai.
Dromedari e le carovane del sale in Africa, foto di Massimo Fusai.

Dromedari in sosta davanti agli imbarcaderi sul fiume Niger.

Le carovane del sale:

L’apparenza pacifica di questi splendidi animali non faceva scorgere la fatica da loro vissuta per attraversare più di seicento chilometri di deserto. Un lungo viaggio nelle aride desolazioni del Mali, dalle lontane miniere di sale di Taoudenni fino alle anse più settentrionali del grande fiume africano, nei pressi della celebre Timbuktu.

Gli sguardi di questi dromedari parevano rassegnati, come quelli di una qualunque bestia da soma. Appese alle loro gobbe lastre pesantissime di sale, un carico prezioso per molta gente del sahel, più prezioso dell’oro da fondere per la vanità di pochi. Tavole di sale estratte dove anticamente c’era un lago, oro bianco da preservare come il dono più grande. Quando scattai questa foto non pensai che nella pellicola, ancora non era in voga la fotografia digitale, imprimevo nel ricordo tutti questi dettagli.

I dromedari stavano fermi su di una colonna curvilinea, alcuni ruminando, altri muovendo le labbra quasi a blaterare fra di loro, forse a comunicarsi qualcosa. Attendevano che il sale venisse deposto dalle loro schiene e valutato dagli uomini che gestivano il traffico delle carovane, che nel Mali chiamano “Azalai”. Lungo l’attracco grandi pinasse attendevano invece di avere a bordo le lastre migliori da portare ai mercati africani di tutto il Sahel. Nelle città era infatti facile trovare chi lo vendeva ridotto a piccoli sassi abbaglianti, oro bianco appunto, necessario alla vita di tutti.

Più lontano, uomini tuareg governano altri dromedari, erano di quelle carovane che avevano venduto il loro carico. Animali a riposo come i loro padroni. Dromedari e tuareg: una simbiosi più che un binomio, i quali condividevano le difficoltà del grande viaggio. Quelle carovane erano la loro esistenza, sia per le persone sia per i dromedari, quel sale era la loro vita in senso assoluto.

Io ero lì.

Ero lì, in mezzo a quegli uomini e quegli animali, testimone delle ultime carovane del sale che ancora viaggiavano in quelle terre difficili. Alcuni tuareg confidano che in passato vi erano moltissimi cammelli a sostare in quel porto sul fiume Niger e tanti uomini a scavare nelle lontane miniere. Tutto si era ridotto a poca cosa e forse oggi quelle carovane stanno scomparendo.

Ricordo che in quel luogo di scambio all’ingrosso, lungo il fiume Niger, comprai un frammento di una lastra spezzata, un pezzo ormai con poco valore per loro. Era bianco e rigido, un’apparenza di purezza che adesso non possiede più, vuoi per i tanti anni passati, vuoi per il clima molto più umido della nostra penisola e per l’aria meno pura delle nostre case dotate di riscaldamento. Oggi è l’equivalente di una mattonella scura dall’aspetto anonimo, sta svanendo come la testimonianza dei ritmi lenti delle carovane del sale del Mali.

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