Leggere Lolita a Teheran

Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.
Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.

Leggere Lolita a Teheran, può apparire un banale gioco concettuale oppure un controsenso, invece è proprio l’esperienza di vita di una professoressa, Azar Nafisi, nelle difficile realtà dell’Iran della rivoluzione islamica di Khomeini.

La vita cambia per le donne con le regole dettate dal fondamentalismo religioso, cambiamenti drastici. Le viene vietato di accedere all’università  passando dall’ingresso principale, pur essendo insegnante, ma da una piccola porta laterale bassa al punto che è necessario inchinarsi. Non è casuale la scelta di quell’ingresso per le regole sociali: l’inchinarsi per entrare, un gesto di sottomissione e umiltà, il sancire della perdita di tutti i diritti e della dignità che fino agli inizi degli anni ’70 conosceva.

Azar raduna alcune studentesse e nel privato della casa, l’unico ambito in cui diviene permesso mostrarsi nella loro reale essenza purché in assenza di uomini, da avvio a una serie di lezioni di letteratura in cui possono leggere e discutere di testi oramai proibiti dalla cultura dominante.

Non sono solo lezioni di letteratura, non diventa solamente la voglia di leggere Nabokov o Scott Fitzgerald o Jane Austen, diviene soprattutto la necessità di essere persone e vivere la propria femminilità, potersi truccare in quei frangenti, liberare i capelli e indossare abiti colorati, fare tutto quanto viene proibito in pubblico.

Teheran e non solo:

Ripropongo questo testo non recente, proprio in un periodo in cui tanto si parla di Afghanistan e della presa di potere dei così detti talebani. Uno degli elementi che più si sottolinea è la dura chiusura culturale verso il mondo femminile, dettata per lo più da presupposti ideologico religiosi. Una visione integralista che preclude qualunque scenario di vita sociale che non sia definita dalle loro regole. Si tratta di una realtà già vissuta in quel paese alla fine degli anni ’90 del millenovecento, anche se successivamente non si può parlare di vera libertà.

Ma senza entrare in polemiche o dettagli particolari è giusto osservare che quella non è una condizione esclusivamente afghana, sono molti i paesi in cui le regole di vita comune obbligano le donne a un ruolo marginale o nullo. Quasi sempre sono paesi governati secondo principi e leggi definite dal credo religioso, anche se il governo non è circoscritto a personalità religiose. Paesi in cui coprire il volto di una donna è descritto come una libera pratica scelta dalle stesse donne. Paesi in cui prassi escissorie di parti del corpo sono adottate da donne su donne quasi fosse una loro necessità.

Per conoscere tali realtà non c’è bisogno di andare fino in Afghanistan, potrebbe anche bastare conoscere la nostra storia passata e in alcuni aspetti anche quella attuale, magari rappresentata da alcune frange culturali politiche. Nel libro proposto si parla dell’Iran successivamente alla rivoluzione islamista che fece cadere il regime dello Scià Mohammad Reza Pahlavi nel 1979 e i parallelismi sono molti.

Azar Nafisi:

Azar Nafisi è una scrittrice iraniana laureata in Letteratura inglese e americana negli Stati Uniti. Nel 1997 torna negli USA dopo le difficoltà vissute nel suo lavoro d’insegnante a Teheran, successivamente alla rivoluzione islamica, fino al punto di dover abbandonare l’insegnamento universitario. Il romanzo racconta questa esperienza.

Un testo scritto con uno stile profondo, diretto dalle emozioni e rivolto ai sentimenti. La sensibilità di una donna di cultura di fronte all’arroganza dell’ignoranza, al predominio sessista di un’intera società controllata dalla religione, all’ineluttabilità di esseri umani. Il suo romanzo ci informa su di una condizione difficile da spiegare, lo fa commuovendo e coinvolgendo il lettore circa un destino che lei, per quello che può anche solo leggendo Lolita, cerca di superare.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.