Post Office

Post office, di Henry Charles Bukowski.
Post office, di Henry Charles Bukowski.

Post Office, un romanzo di Henry Charles Bukowski così fuori dalle righe da definirlo indefinitamente splendido. È vero che i romanzi e le storie di Bukowski non sono prettamente definibili e rappresentano una spudoratezza e un senso esplicito che era pensiero tipico negli anni ’70.

«Non potevo trattenermi dal pensare, dio, l’unica attività dei postini è di ficcare dentro le lettere e l’uccello.» In questa frase si condensa tutta la filosofia di vita del protagonista Henry Chinaski, fatta di menefreghismo, sesso e vivere esclusivamente l’attimo.

Il lavoro scelto dal protagonista non mostra propriamente l’aspetto desiderato. Assunto dall’amministrazione postale americana, si ritrova a girare nella triste periferia di Los Angeles con una pesante borsa e l’idilliaco pensiero iniziale non trova realtà. Il lavoro, le difficoltà con il suo superiore e con i regolamenti, le frustrazioni personali, le scommesse sui cavalli, trovano un falso sfogo nell’alcool o nei corpi caldi di donne ancora più sole e frustrate di lui. Henry Chinaski alla fine qualcosa ottiene, il licenziamento.

Uno scrittore maledetto:

Henry Charles Bukowski Jr, americano di origini tedesche. Autore irriverente e politicamente scorretto, secondo i parametri che valuteremo oggi ovviamente. Autore di racconti e poesie, spesso con lo pseudonimo Henry Chinaski, lo stesso del protagonista del romanzo e questo la dice lunga sul parallelismo fra l’autore e il suo alter ego. Henry Chinaski è Henry Bukowski.

Un elemento tanto vero solo per il fatto che Bukowski ha lavorato veramente nel servizio postale americano due volte: la prima negli anni ‘50 e soprattutto una seconda fase più lunga negli anni ‘60.

 La rappresentazione di una vita sregolata, della depressione e del sesso, il continuo rifugio nell’alcool, tutti elementi realmente vissuti da Bukowski e che vengono quasi esorcizzati da uno stile ironico e sbruffoneggiante.

Non esistono vie di mezzo, i libri di Bukowski o li adori o li butti nel cestino.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.