Sangue sporco

Sangue sporco, di Enrica Aragona.
Sangue sporco, di Enrica Aragona.

Il “sangue sporco” può apparire fuorviante se riferito al filo conduttore della storia.

Una sacher con quarantacinque candeline: questa l’idea di Scilla, la protagonista, che purtroppo non si perfezionerà. Solo una stupida torta alla frutta su cui nessuno soffierà.

La torta è l’estrema rappresentazione, rivista in chiave adulta, di una amicizia fuori dagli schemi imposti, un amore imperfetto adolescenziale. Imperfetto per la vita che ti vomita addosso ciò che non vorresti, imperfetto per questioni ambientali e sociali. La vita però ti fa scoprire che si è sempre soli di fronte ad essa, come di fronte alla morte.

Una amicizia che affonda nella solitudine raccontata in un confronto di condizioni: quelle di una giovane ragazzina che negli anni ‘90 cresce in una periferia romana fatta di disagio e cemento, poi quella di adulta e mamma senza un marito. In questo doppio binario apparentemente schematico sono i dettagli e i personaggi che prorompono e definiscono una realtà unica come l’amicizia raccontata.

Questo bellissimo romanzo ha una genesi editoriale curiosa o forse pare più una leggenda metropolitana, la quale se vera potrebbe creare speranze a tanti scrittori che vorrebbero un esordio almeno decente.

Chi mi segue conosce il mio interesse verso gli esordi interessanti e questo lo definirei un esordio magnifico, anzi il più bell’esordio di valore del 2019. In questo segno attendiamo le future proposte che quest’autrice saprà farci conoscere.

Ma l’autrice appunto?

Di Enrica Aragona possiamo dire ben poco, purtroppo. È una giovane romana, brava e determinata, che ha seguito i percorsi tipici di chi cerca una via letteraria, tramite concorsi e racconti. Non è una scrittrice professionista, come tanti altri del resto, ma lavora nel campo farmaceutico. Sono pochi coloro che possono vantarsi di vivere di scrittura. A lei lo auguriamo.

Prima o poi soffieremo su quelle candeline.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.

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