L’urlo del Danubio

L'urlo del Danubio, di Marinella Tumino.
L’urlo del Danubio, di Marinella Tumino. (Foto dell’autrice)

L’urlo del Danubio. Un testo per commemorare la giornata della memoria del 27 gennaio. Perché il ricordo non è solo fine a se stesso, il ricordo è il mattone necessario per una costruzione consapevole del vivere civile. Come la chiave di volta di un arco impedisce il crollo di una struttura in pietra, così la memoria evita il nostro crollo verso la barbarie.

Si può raccontare il dolore? È la domanda fondante che viene esposta nella prefazione del romanzo “l’urlo del Danubio” ed è una domanda che ci dobbiamo sempre porre e non solo come lettori o scrittori, ma come esseri umani.

Questo viaggio nel dolore della nostra storia parte da un binario ferroviario, quello che conduce a Dachau vicino Monaco di Baviera, perché è proprio lassù “che ebbe inizio il 22 marzo del 1933 l’Orrore”, il primo campo di concentramento, voluto dal governo nazionalsocialista, il quale divenne poi un modello per gli altri lager.

Un viaggio in treno ipotetico che ci conduce in vari luoghi della tragedia, accompagnati da storie toccanti, alcune famose come Anne Frank ad Amsterdam o poco note come la piccola Annetta a Roma. Un tragitto per stazioni che giunge anche a Budapest, dove il Danubio urla per tutti coloro che vennero trascinati sulle sponde del fiume, defraudati delle proprie scarpe e finiti in quelle acque nella maniera più orribile.

Un romanzo che esce fuori dagli schemi del romanzo classico. Per quanto racconti storie, e l’autrice lo fa da abilissima romanziera, il tutto si forma intorno al concetto di ricreare una verità. In questo caso i fatti e nomi non sono di fantasia, le coincidenze non sono casuali. Il Danubio, ma non solo lui, urlava veramente.

Marinella Tumino:

è una scrittrice siciliana di cui abbiamo avuto modo di parlare per un altro suo romanzo molto profondo e che potete andare a rivedere tramite il link. Con questo libro ha conquistato ben due degni successi personali, che potrebbero sembrare banali ma diventano importanti per autori che vivono lontani dai riflettori dedicati ai grandi nomi.

Il primo successo è quello che questo libro è alla sua terza edizione e vi posso garantire che significa un grande risultato per autori non famosi. Solo questo dovrebbe certificare il valore di un testo.

Ma in questo caso c’è molto di più: il libro ha ottenuto la “Menzione Alto Merito Culturale (unica assegnata) al premio internazionale Golden Books Award” 2020. Questo premio è meritato non solo per la qualità del testo in sé, ma anche per il vero impegno divulgativo che la scrittrice Marinella Tumino ha messo in atto partecipando e organizzando incontri per parlare della Shoah.

Coclusioni su L’urlo del Danubio.

Ho esordito con una domanda, se si può raccontare il dolore, e ora fornisco la mia risposta: sì, se il dolore non è privato ma vissuto a causa di vicende di carattere pubblico. Raccontare in questi casi non ha il fine di fare spettacolo o stupire, raccontare ha uno scopo educativo che dovrebbe condurre a non ripetere quelle esperienze, a promuoverci come esseri migliori. Raccontare, in questi casi, non pone limiti agli argomenti d’apporre o ai dettagli da divulgare, anche se questi sono cruenti, ma diviene liberazione assoluta, anzi vera considerazione delle sorti umane.

Come l’autrice correttamente precisa “l’urlo del Danubio non vuole assolutamente sostituire saggi e libri di storia”, ma proprio per i motivi sopra esposti diviene un invito ad un percorso di acquisizione attraverso il vissuto descritto nei vari capitoli.

Per concludere voglio affermare che molto più di questo post vale la nota scritta a mano dalla Senatrice Liliana Segre, la quale ringraziando l’autrice per il serio impegno sul tema shoah in realtà invita tutti a perseguire la verità storica che, aggiungo io, non è soggettiva.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.