“Adesso Giochiamo”

Adesso giochiamo, di Massimo Fusai.
Adesso giochiamo, di Massimo Fusai.

Adesso giochiamo: Arezzo, 1973. Un bambino, che nel romanzo non viene mai chiamato nel suo vero nome, diventa testimone di una storia che affonda le sue radici nel lontano 1944, nel passato ipocrita e fascista di un’intera nazione. Ma tutto ha inizio con un anziano settantenne felice all’idea che una prostituta gli si conceda gratis. Il giorno dopo, al momento del ritrovamento del cadavere del vecchio Alderigo Cartocci, viene recapitato un telegramma, epigrafe sepolcrale di un apparente regolamento dei conti.

Ritorno ancora sul tema del romanzo, pubblicato con Libromania. Ne parlo volentieri, perché come autore è il minimo sindacale che continui a presentare il mio lavoro.

Un romanzo ambientato nel 1973, o meglio in quel 1973 che ricordavo e che ho vissuto proprio come bambino di dieci anni. Un periodo particolare, in quanto tutti noi tendiamo a mitizzare gli anni dell’infanzia. Si tratta di un passaggio valutativo che compiamo una volta cresciuti, di qualunque epoca siamo, i ricordi di quando si ha dieci anni sembreranno sempre un qualcosa di incredibile. Ma il romanzo non è solo il mondo di un bambino, ma anche la vicenda narrata che funge da storia vera e propria, ovviamente quella di fantasia, è ambientata in quell’anno.

Per converso c’è anche l’elemento storico, un altro aspetto che mi ha sempre colpito e interessato. Infatti vediamo narrati, per il tramite di un diario scritto da un dottore sfollato, l’ultimo anno di guerra nella provincia di Arezzo. Il 1944, prima che la città fosse liberata, ma non ancora l’Italia intera. Cosa accosta il 1944 al 1973, lo scoprirete solo leggendo il romanzo.

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