Cinquanta modi di dire pioggia

Cinquanta modi di dire pioggia, di Asha Lemmie.
Cinquanta modi di dire pioggia, di Asha Lemmie.

Cinquanta modi di dire pioggia. Lo affermano i poeti, la pioggia ha cinquanta nomi diversi, uno per tipo. La pioggia è bella, perché fa rumore sul tetto della soffitta, mentre il sole è silenzioso e lì c’è sempre silenzio soprattutto in estate.

Noriko, otto anni, è davanti al cancello dove vivono i nonni. Lei aveva un bagaglio, sua madre no. “Promettimi che obbedirai” e “una donna deve imparare il silenzio” sono l’unico ricordo, assieme a una macchina blu che va via e che sognerà.

La nonna la rinchiude in soffitta. Loro sono di sangue reale ma le sorti della guerra impedisce loro di usare il rango, lei figlia del peccato. Deve lavarsi nella candeggina a per schiarire la pelle, pettinare i capelli ricci. È giudicata insolente, come quella puttana di sua madre e punita perché la disciplina è fondamentale. Poi appare Akira.

Akira è il fratello, quello legittimo. Ad Akira non interessa come Noriko ha i capelli con lui scopre un mondo nuovo dove non è diversa dal resto, non deve stare nascosta, una nuova libertà che ha i suoi rovesci della medaglia.

Cinquanta modi di leggere la pioggia:

Può essere facile fraintendere questo romanzo e leggerlo con gli occhi di una persona nel 2021. Siamo nel Giappone a cavallo fra il 1949 il 1965. La guerra mondiale è finita, molto cambia nel paese ma certi elementi tradizionali sono difficili da sradicare. Non è odio viscerale e nemmeno ignoranza diretta, solo lo specchio di un tempo che vedeva prossimo il sipario.

La protagonista, Noriko, affronta questo teatro della cultura, lo fa essendo scevra da tutto perché inizia da bambina. La storia è inframezzata dai parti descritte con la voce di altri personaggi che costruiscono la sua vita, si tratta di capitoli che ci aiutano a comprendere la condizione e il contesto vista da un’ottica esterna, come un piccolo film che la riguarda.

Forme di rifiuto che somigliano all’intolleranza, forme di schiavismo che passano dalla vendita naturale di persone, forme di sudditanza che vengono chiamate obbedienza, amore sincero e fraterno che si contrappone a forme di sacrificio e di rinascita e poi dolore implacabile. Tutto questo è pioggia, modi di chiamarla, forme appunto e nomi. Pioggia che fa rumore, perché se tutto splende regna il silenzio.

Tutto è giocato fra passato e modernità, fermo restando che parliamo degli anni cinquanta del ventesimo secolo, fra mantenimento di una tradizione rappresentata da Kyoto e un nuovo vivere e vedere definito da Tokyo. Due città, un anagramma, passato e presente, che si mescolano e circondano la vita di una donna.

Asha Lemmie, scrittrice statunitense, laureata in lettere e scrittura creativa. Originaria della Virginia, vive a New York dove lavoro nel settore editoriale. Un esordio molto particolare, forse agevolato dalla posizione lavorativa ma questo non deve togliere valore all’uscita del romanzo. Nel nostro ambito nazionale, dove i titoli stranieri sono fagocitati dalle case editrici, possiamo dire di trovarsi davanti a una bella scoperta.

“Non posso proprio niente! Sono una donna, come te.”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.