Generazione Bataclan.

Generazione Bataclan, di Maria Laura Caroniti.
Generazione Bataclan, di Maria Laura Caroniti.

Anna, Anna e Anna. No, non si tratta di ripetizione, è proprio la principale caratteristica (fondamentale direi) di questo romanzo: Generazione Bataclan di Maria Laura Caroniti.

L’autrice, emergente nell’accezione più limpida del termine, ci presenta un romanzo intenso, un romanzo di valore risultato fra i vincitori di un concorso letterario della Mursia e che vive, purtroppo, nell’ombra dei grandi nomi da libreria. A me piace parlare di autori minori e delle loro opere, che di minore hanno solo la sventurata sorte della condizione terrena ma che valgono come e più di tanti altri.

Tre protagoniste un solo nome. Tre donne di origine siciliana (al pari dell’autrice). Tre donne che si trovano all’estero (esattamente come l’autrice nella sua vita). Per la precisione tre donne a Parigi, neanche fosse una commedia (magari francese appunto). La vita però non è una commedia e le tragedie personali (a volte piccole e meschine), più quelle collettive (più spesso disastrose e terribili), conducono al dramma se non alla tragedia come quella del Bataclan.

Un’Anna innamorata, che va a trovare il proprio ragazzo; un’Anna insegnante precaria, pronta a sacrificarsi “forse” per la carriera del proprio uomo; un’Anna che ha chiuso con la sua terra natia vendendo la casa dei genitori.

La generazione Bataclan è solo un ambito in cui si mescolano le vicende personali di donne di diversa generazione ed estrazione. La generazione Bataclan sono loro, siamo tutti noi, quello che viviamo, anche se lontano dai riflettori. Tre storie che portano in una sola direzione. Tre storie diverse, uniche, nonostante questo respirano in modo pressoché univoco definito delle sorti di essere umani a Parigi: “Pensò a quei numeri che sarebbero diventati nomi e volti, ma che erano già risate che non avrebbero più riso e voci che non avrebbero più parlato,…”

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