Il banditore di Walras è colui che definisce l’equilibrio.
Cosa mai avrebbe potuto aspirare Giulio Cois, uno che gestiva una videoteca? Lidia se n’era andata polverizzando cinque anni di convivenza e non da sola, con un architetto dalla carriera ben avviata. Lui era solo un affitta film. Era trascorso un anno senza lei e mentre meditava i numeri da giocare al lotto, sotto la porta, trovò una busta inviata da un notaio. Si trattava di un avviso recante comunicazioni urgenti e un appuntamento. Per Giulio doveva esserci un errore, per forza.
Dal notaio, che pareva proprio un personaggio uscito da un film, scopre essere diventato proprietario di una villa a Genova, all’interno di un fondo di tre ettari. Una eredità dopo la scomparsa di un parente, l’ingegnere Marcello Mannu, cugino di sua madre. A parte i fogli da firmare e una mappa catastale, il lascito prevedeva anche un mazzo di chiavi e un biglietto del traghetto da Porto Torres al capoluogo ligure, la stessa possibilità avuta dal lontano parente. Però, poi, a Genova…
Walras, chi era costui?
Marie Esprit Léon Walras è stato un economista e studioso di origine francese della fine del 1800, definito il padre della teoria dell’equilibrio economico generale. Ipotizzava la possibilità di una eguaglianza tra domanda ed offerta in tutti i mercati e tra costo di produzione e prezzo di vendita, in cui descriveva la figura di un banditore che ne fosse il potenziale garante (pressapoco questa è la spiegazione). Messa così pare una mera illusione, se la valutiamo sulla realtà odierna, ma come ripeto era un economista della fine del secolo diciannovesimo.
Ma la storia è ambientata in questo secolo, in cui l’economia corre e brucia. Quindi, la domanda scontata per un lettore, o il semplice curioso, potrebbe diventare: Cosa c’entrano le idee di un economista di un passato non troppo remoto? A dirla tutto non c’è solo questo economista, ma anche altri, snocciolati in maniera dottorale in merito alle loro teorie economiche. Non c’entrano neppure le spicciole teorie, tutto ruota intorno all’amicizia e alla capacità di giungere a un perdono.
È quello il grande equilibrio da ricercare nel romanzo e nell’economia della vita. A noi lo fa capire la vicenda di Giulio Cois, un uomo che gestisce un piccolo video quick, persona dal carattere anonimo, insomma uno che non si maschera a carnevale perché la maschera la porta sempre. Vive il rimpianto per la fine della storia con Lidia, poi il ricordo dei genitori scomparsi che rivede in sogno e ne trae forza. Un personaggio disequilibrato (attenti non squilibrato), che pare avere una strana fortuna (la villa a Genova ereditata) e una incredibile sfortuna appena giunto nel capoluogo ligure. Una disgrazia che gli fa conoscere il professor Sartori, un professore di economia che vive sotto un ponte pieno di scritte di ogni tipo.
Quale equilibrio?
Il romanzo, ha una impostazione che esula dagli schemi classici per un romanzo, pur rimanendo un romanzo (anzi un romanzo breve). Infatti è scritto e sviluppato con l’impostazione del racconto, inteso nella forma della narrazione autoconclusiva svolta in poche pagine. Un libro che si beve letteralmente, pur non durando poche pagine. Un centinaio, contro le tipiche trecento pagine di un romanzo classico con una costruzione che affronti una storia in maggiore profondità. Ho già avuto modo di trattare in merito ai romanzi brevi, infatti sono una nicchia particolare, difficili in quanto si corre il rischio grosso di renderli poco comprensibili, proprio perchè brevi e devi accorciarne i passaggi. Non è questo il caso.
Ha un ritmo galoppante, entra nei temi immediatamente e corre sui binari della storia senza appesantimenti. Una lettura leggera che riesce a condurti a delle riflessioni: similmente a una fiaba dove, all’interno di una trama facile da recepire e arricchita da personaggi simili a allegorie, si nasconde un significato più profondo. Il tutto innescando un gioco di parallelismi, citando film o attori famosi per varie somiglianze (dopo tutto il protagonista affitta DVD). Poi citazioni dotte come la teoria di Von Thunen e la sua formula sul salario e, appunto, Walras. Una storia che rimane appiccicata come una gomma da masticare.
L’autore non è nuovo a simili giochi, lo ha fatto, anche se su presupposti diversi, innescando temi musicali, di cui si dimostra un vero esperto. Conosciamolo:
Christian Floris, uno scrittore sardo nato a Cagliari nel 1975. Dottore commercialista esperto nel settore della contabilità, pianificazione aziendale e pianificazione strategica. Fra i titoli un Master in Economia della cooperazione presso l’Università degli Studi di Cagliari. Tutto questo spiega la natura specifica di questo testo fuori dalle righe. Con alcuni racconti ha raggiunto meritati premi e classificazioni. Inoltre collabora, redigendo delle recensioni, per la testata web “Thriller Nord” ed è stato felice promotore di una unione di scrittori dediti all’aiuto solidale, gruppo denominanto proprio “Autori Solidali” e di cui ho già avuto modo di parlare.
A confronto, Fantomas era un dilettante…