Il Duca

Il Duca, di Matteo Melchiorre.
Il Duca, di Matteo Melchiorre.

Il Duca in realtà non era un Duca, non aveva proprio titoli di sorta. Lo chiamavano così a Vallorgana da dieci anni, perché discendente della nobile famiglia dei Cimamonte, che nel bene e nel male avevano comandato l’area della Val Fonda da secoli. Aveva ereditato la villa, i terreni e centinaia di ettari di ricco bosco.

La vecchia villa dominava il piccolo borgo di Vallorgana, delle cornacchie, forse una decina, che turbinavano in aria. Poi una poiana che teneva ferma una di queste cornacchie. Era l’ora di accendere il camino, e il fuoco palpitava un alito di malinconia. Fu in quel momento che dalla finestra bussò Nelso Tabiona, il boscaiolo. Aveva negli occhi un’aria scontrosa. Qualcuno, e sapeva chi, aveva tagliato circa seicento quintali di legna, in alto nella montagna, nella proprietà del Duca.

I fratelli Cimin avevano compiuto il taglio, solo che non erano convinti di aver sconfinato nel lavoro, erano sicuri del fatto loro. Le mappe catastali parlavano chiaro, quella era terreno del Duca. Ma qualcuno aveva ordinato a loro di fare lo stesso il lavoro e quel qualcuno era il più pericoloso dei nomi: Mario Fastréda. Lui aveva indicato i confini, a suo parere.

Duca senza essere duca:

Una Poiana che ghermisce una cornacchia: è questa l’allegoria che rappresenta il succo della storia. Una antica famiglia, i Cimamonte, che dominavano la zona con il potere di stampo feudale, la proprietà sulle cose e sugli uomini. Ma la storia narrata è dei giorni nostri, il feudalesimo (almeno in teoria) non esiste più. Però sembra che la ricerca del potere sulla terra (inteso come terreni e confini) prosegua, seppur in forme completamente diverse.

Il protagonista, detto il Duca, è il successore di una antica casata locale, nipote ultimo di Ausilio Cimamonte, un signorotto con pretese da gran principe. Il Duca è un discendente poco interessato a cosa compone l’eredità, più propenso alla storia di questi avi antichi. Però qualcosa lo risveglia, lo riporta sulla realtà. Questa realtà è rappresentata da un anziano di più di ottanta anni, Mario Fastréda. All’apparenza innocuo, fin da subito si ergerà a vero antagonista e di quelli tosti. Il tutto senza un apparente senso, ma questo senso esiste ed è incredibile.

Una storia dall’antico sapore, un medio evo che si ribalta in un oggi indefinito. La montagna è i boschi, il possesso e dominio. Tutti elementi che paiono estranei e che si palesano durante la lettura. Una specie di faida senza lupare, dove avvocati e geometri sparano le loro cartucce. Tutto in un contesto stranamente arcaico ed epico, ma anche pastorale e gotico, in cui si perde il flusso del reale e si rimane invischiati nel dubbio: siamo nel presente o nel passato?

La montagna e i boschi:

Per ultimo una parentesi, che pare esulare dalla storia e invece ha valore nel contesto. La possiamo definire una citazione, anche se nella vicenda narrata pare la costruzione di un evento tanto per riempire le pagine. Questo riguarda la strage di alberi avvenuta nel 2019 in Val di Fiemme a causa del vento fortissimo. Tutti ricordiamo quei chilometri di crinali devastati con le piante sdraiate a terra che parevano i pezzi di uno shanghai buttati a vanvera. Qui si rappresenta il valore di quello scempio naturale.

Matteo Melchiorre, studioso, ricercatore e scrittore. Direttore della biblioteca del museo e dell’Archivio Storico di Castelfranco Veneto. Appassionato di montagna è di boschi, ha scritto saggi e libri inerenti i suddetti argomenti. D qui si comprende questa tensione verso la storia e il mondo montano, anzi un amore profondo che entra nei meandri di quella interazione fondante fra uomo e natura, fra condizione umana e governo delle cose. “il Duca” non è il suo romanzo di esordio, avvenuto nel 2004.

L’autore, da studioso e ricercatore quale è, ha costruito un protagonista che studia e ricerca, su antichi documenti, l’evoluzione (o involuzione) della propria famiglia. Persino il lessico è la gestione dei periodi del romanzo, i gesti dei personaggi e i dialoghi, paiono porsi in un ambito più elevato rispetto allo scrivere medio dei romanzieri, ma senza mai essere noioso o pomposo. Un romanzo di narrativa generale che esula dai soliti schemi ordinari.

Tu non lo conosci. Cosa ne sai tu, Duca, di Fastréda?

Massimo Fusai. Segui su Instagram.