Il giovane Holden

Il giovane Holden, di Jerome David Salinger.
Il giovane Holden, di Jerome David Salinger.

Il giovane Holden è un ragazzo di 16 anni di nome Holden Caulfield. È il racconto di un week end vicino alle feste natalizie. Holden Caulfield vive una certa insicurezza, spesso la definisce depressione, inoltre esterna la sua personalità raccontando bugie.

La famiglia del giovane Holden non ha problemi economici. Lui si considera meno capace dei due suoi fratelli, uno addirittura scrittore a Hollywood, e anche della sorellina di soli dieci anni. Il suo più grosso problema è informare i genitori della probabile espulsione, per scarso rendimento, dal Percy College, considerato che non è l’unico suo fallimento scolastico.

Peregrina per New York, fra alberghi e locali notturni, fra incontri occasionali e taxi puzzolenti, fra prostitute e vecchi suoi professori stravaganti, come il professore Antolini. Ma di tutti coloro che conosce e girano intorno a lui, solo la piccola sorellina Phoebe riesce a catturarlo.

Il romanzo inizia ufficializzando che non ha nessun valore conoscere il prima della storia e termina precisando che non serve nemmeno il dopo. Tutto è concentrato nell’istante, in quei tre giorni narrati in prima persona, tre giorni che rappresentano perfettamente Holden Caulfield.

La formazione del giovane Holden:

Un romanzo di formazione. Forse alle generazioni attuali sfuggirebbe questo aspetto nella lettura. Quale formazione attende un fine settimana un po’ fuori testa (io direi piuttosto sopra le righe). Tre giorni per maturare, sono d’accordo, non sono sufficienti, ma lo diventano se quanto scopriamo è solo la via verso una maturazione.

Quello che viene raffigurato è il difficile percorso di un adolescente, aspetto che vale per tutti e in qualunque decennio, ovviamente i parametri cambiano in quanto le epoche sono diverse e l’orizzonte delle esperienze è altro. Rappresentare il “giovane Holden” con le tematiche attuali sarebbe perdente e renderebbe non comprensibile tutto il castello narrativo.

Rimane il percorso solitario del protagonista, come è sempre solitario il ricostruirsi di ogni adolescente (io compreso ai suoi tempi). Il rifiuto degli equilibri definiti dal mondo adulto, anche se una certa attrazione è presente. Le difficoltà con gli stessi compagni d’istituto, che compongono la difficile creazione di una personalità.

Anche se ambientato in una New York degli anni ’50, il racconto porta con sé tutte le componenti tipiche degli anni difficili della crescita, compreso ragionare estraniandosi dal contesto per ricostruirsi dentro il contenuto medesimo.

Il romanzo è stato l’esordio d’eccezione del famosissimo scrittore Jerome David Salinger (1919-2010). Lo possiamo definire l’esordio per antonomasia, in quanto le vicende che sono intercorse intorno alla sua pubblicazione ne fanno un caso unico in tutti i sensi.

Forse si mescola il mito alla realtà, se sono veri i tanti aneddoti intorno alla sua pubblicazione: che non ha mai accettato di modificare il testo; che ha preteso una copertina bianca, perché riteneva che un libro dovesse essere scelto per il contenuto e non per cosa stava fuori; che non ha scritto nient’altro dopo questo romanzo.

Qualunque esordiente sarebbe succube della forza di una Casa Editrice (limitiamoci a quelle importanti), pertanto se uno solo è riuscito in tutto questo inchiniamoci letteralmente.

Per ultimo una nota in merito al titolo. Si tratta dell’ennesimo caso di una non traduzione di quello originale, ma modificato nella versione italiana (abbiamo avuto modo di trattare queste situazioni). Qui la faccenda si complica alquanto.

Il titolo originale è “The Catcher in the rye”,  la cui traduzione sarebbe difficile e soprattutto poco comprensibile per attrarre un lettore (“Il cacciatore nella segale” rende poco l’idea). Nasce dalla storpiatura di un brano popolare di un poeta scozzese del 1800, di nome Robert Burns, che a noi effettivamente non avrebbe detto molto.

“Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri…”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.