Il mago di Riga

Il mago di Riga, di Giorgio Fontana.
Il mago di Riga, di Giorgio Fontana.

Il mago di Riga lo chiamavano, perché si vociferava che ipnotizzasse gli avversari o mandasse nella loro testa visioni capaci di distrarli. Michail Tal’ era apparso improvviso nel panorama degli scacchi. Originario di una repubblica baltica dell’Unione Sovietica, aveva già sconfitto i più grandi giocatori dell’epoca. Si apriva la strada verso il re avversario sacrificando pezzo dopo pezzo nonostante qualche mancanza tecnica. Nessuno sembrava in grado di fermarlo.

A cinquantacinque anni possedeva il fisico di un ottantenne abbandonato a sé stesso. Scheletrico, con una giacca che gli stava grande, le guance cave e mal rasate. Era stato visto da specialisti ma non c’era più nulla da operare, ogni organo era sul punto di cessare la propria attività. Non poteva essere vivo e invece lo era. La sua scorza mostrava un‘accelerazione indebita del tempo, il desiderio pulsata al ritmo di sempre. Correva il 1992 e voleva giocare la sua ultima partita, tutto qui.

Eppure fu un’ascesa incredibile che offendeva la logica dei grandi maestri, affascinava con meraviglia. Un mago al punto che Spasskij, scoprendolo per la prima volta, chiese da dove venisse questo Tal’. Vasilij Smyslov, all’epoca campione del mondo, mormorò: dal demonio.

Un mago fra genio e sregolatezza:

Michail Nechem’ evic Tal’, fu il più giovane campione mondiale di scacchi della storia fino a quel momento. Sconvolse quel mondo fatto di regole e aperture solo inventando, complicando lo schema e sacrificando all’estremo, trascinando l’avversario nel fitto di una foresta dove le regole saltano e due più due può fare cinque. Per lui non erano atti disordinati bensì significativi. Morì un mese dopo aver disputato il suo ultimo incontro del campionato mondiale.

Le mosse si sviluppano sulla scacchiera e Michail ritorna rimembrare la sua vita segnata dalla passione per il gioco più complesso della storia eppure semplice nel principio. Una vita segnata anche dalla sregolatezza, come l’alcol o il fumo, giustificati per lenire le sofferenze del fisico che però in tal modo peggiorava. o il regime sovietico che gli garantiva una libertà che altri cittadini non potevano avere. Rivive quel momento magico in cui sconfisse il più grande maestro sovietico, chiamato il patriarca.

Il romanzo si apre con una serie di mosse: prima mossa, pedone bianco in e4 – risposta pedone nero in c5 – seconda mossa cavallo bianco in f3 – risposta cavallo nero in c6. Non è una apertura banale, in particolare per chi sta giocando con i neri, infatti si tratta della apertura siciliana, o meglio difesa siciliana. La risposta di cavallo nero in c6 è definita variante classica. Sembra la battaglia navale ma in realtà la scacchiera è segnata in coordinate, quelle orizzontali dove sono disposti i pezzi all’inizio dalla A alla H, quelle verticali dall’1 all’8, questo allo scopo di registrare su di un foglio le partite per ripeterle e studiarle successivamente (il gioco degli scacchi è antico e non esistevano le riprese video).

Scacchi vecchi amore:

Ammetto che questo romanzo mi ha interessato particolarmente perché sono un ex giocatore di scacchi. Meglio dire giocatore da poco. Non ho mai raggiunto risultati o vinto niente, ma il fascino degli scacchi è rimasto. L’anima profonda di questo gioco sta nell’analisi, nella vasta complessità degli schemi, in quanto ogni variante conduce a innumerevoli possibilità di gioco e strategie. Resta lo scopo primo, ovvero conquistare il re avversario: lo scacco.

Questo piccolo gioiellino letterario lo dobbiamo a Giorgio Fontana, un giovane scrittore nato nel 1981 a Saronno in Lombardia. Il suo esordio letterario è del 2007 con “Buoni propositi per l’anno nuovo”. Autore talentuoso vincitore di vari premi fra cui il Campiello nel 2014 con “morte di un uomo felice” e insegnante di scrittura creativa.

“Il problema, piuttosto, erano la febbre e i brividi che lo scuotevano…”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.