Il paradosso della maternità

Il paradosso della maternità, Antonella bagorda - Serena Mugnai - Giorgio Polo.
Il paradosso della maternità, (Antonella bagorda – Serena Mugnai – Giorgio Polo).

Il paradosso della maternità lo apprendiamo in un consultorio, dove la vita reale si mescola a tutti i convenevoli amichevoli di chi ci lavora. Troviamo Elisa, detta Chanel, addetta alle pulizie, sposata e con un bimbo svezzato sul groppone, ma sempre ordinata e profumata come se dovesse andare a una festa. Poi Beatrice, detta Bice oppure scheggia a causa dei suoi perenni ritardi nel giungere a lavoro.

Beatrice (niente marito, niente uomini, un figlio adolescente), fa la segretaria al consultorio e per questo conosce i fatti privati di mezzo paese.

Fra caffè, chiacchiere e sigarette, le due addette vedono passare donne e coppie. Sono in cerca di un supporto, vanno dallo strizzacervelli, paiono involucri vuoti. A volte, invece, sono le telefonate a giungere e alcune sono cariche di silenzi e grida nascoste, fino a fare chiudere la comunicazione e un “TU-TU-TU” accusatorio dice tutto.

Paradosso e realtà:

Come in una presentazione teatrale: il palcoscenico del consultorio ci apre la scena a tematiche complicate da rappresentare, ma soprattutto spesso difficili da capire. Il consultorio diventa la scusa per presentare tutte quelle problematiche inerenti alla maternità, che per cultura o semplicismo tendiamo a definire il momento più bello di una donna. Qui si smonta il paradigma della maternità, il paradigma di origine platonica, quella atta a designare realtà ideali concepite come modelli eterni. All’opposto il testo ci apre a modelli difformi dall’ideale, verso una oscurità spesso rifiutata.

Quindi dal paradigma al paradosso, perché le immagini iconiche di un momento particolare, incredibilmente grande nella vita umana, cozzano spesso con la realtà dell’esistere. I cliché non sono sempre falsi, spesso però nascondono l’amaro della vita, che si contrappone con il dono stesso della vita. Ogni medaglia ha il suo rovescio (mi rendo conto che è una frase scontata) e in questo libro andiamo a cogliere quel rovescio. L’aspetto particolare sta nel fatto che non parliamo di un lato solo, questo rovescio è come un dado di sei facce e ognuna ha il suo significato. Purtroppo, abbiamo tutti esperienza di almeno uno di questi lati.

Il paradosso, ad essere onesto, non riguarda solo il mondo femminile ma pure noi uomini. Spesso siamo visti fuori da questo contesto e invece ne facciamo parte e in modo non marginale. Per quanto la fisiologia ci impedisca di vivere in prima persona l’evento (l’impegno più grande e gravoso è delle donne) ne siamo coinvolti in maniera diretta fino alle conseguenze. Il paradosso è anche della paternità, inteso nella visione del rapporto di coppia e della relazione, la quale a fronte di una difficoltà ci vede per forza empatici o apatici. Questo libro, quindi, ci apre anche a punti di vista di uomini che possono vivere a loro volta delle difficoltà, intese nell’aiuto e nella partecipazione o nella fuga. Da uomo ho apprezzato l’esternare di questi punti ti di vista.

Il paradosso delle storie:

Non si tratta di un romanzo classico, sono storie narrate a vario titolo, che affrontano molti aspetti inerenti i temi del paradosso della maternità. Il consultorio è l’elemento catalitico e l’apparente leggerezza delle due addette non fa altro che evidenziare maggiormente l’aspetto traumatico delle vicende. Il libro è diviso in sei parti, ognuna affronta un lato del dado del paradosso. Partiamo dalla depressione post partum, per passare all’aborto (sia spontaneo che indotto) o alla procreazione medicalmente assistita, fino all’adozione in cui perdersi o ritrovarsi. In ognuna delle sei parti troviamo anche un piccolo cappello esplicativo, che presenta (in una forma più tecnica e sintetica) l’argomento specifico trattato.

Un libro scritto a più mani, sei per la precisione, come le facce di questo ipotetico dado. Tre bravi autori, non celebri ma con un buon seguito personale, in particolare per un aspetto che fra poco affronterò. Ecco chi sono, in rigoroso ordine alfabetico dei nomi propri:

Antonella Bagorda, scrittrice pugliese di Cisternino, diplomata alla Libera Accademia dello Spettacolo, con esperienze in regia e sceneggiatura.

Giorgio Polo, di Cagliari. Autore e artista a trecentosessanta gradi, impegnato anche nella fotografia, pittura e altro. ha al suo attivo anche un romanzo pubblicato nel 2019.

Serena Mugnai, toscana di Firenze dal carattere diretto. Scrittrice, artista e disegnatrice laureata all’Accademia delle Belle Arti.

Tre personalità molto ricche, scrittori impegnati anche nel sociale e infatti sono attivi all’interno del gruppo degli “Autori Solidali”, il cui logo sono delle pagine a forma di cuore e di cui ho già parlato in passato. Sono un gruppo meraviglioso di autori, dediti all’aiuto solidale nella forma della scrittura, devolvendo le royalty delle vendita dei loro testi. Il libro di cui sto parlando è un testo autoprodotto e i guadagni di questo in particolare andranno tutti alla “Casa Internazionale delle Donne”, che da anni sostiene, aiuta, protegge e segue donne che hanno bisogno di sostegno. Poteva esserci una scelta più motivata?

“Non ti lascerò mai più da sola. Mai, mai più.”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.