
Il passeggero che non esiste, il passeggero che sarebbe dovuto essere presente.
Nella notte era scesa una leggera nevicata e i suoi capelli ghiacciati erano aurei e cristallini. Lei pendeva tra i nudi tronchi vestita solo di un abito bianco. Si era legata il vestito con una fusciacca rossa perché potessero trovarla. Il cacciatore s’inginocchiò è conficcò il fucile nella neve. Alzò lo sguardo verso quei freddi occhi.
Western sedeva avvolto in una delle coperte di salvataggio. A dodici metri di profondità Oiler lavorava con il cannello per aprire i congegni dell’apertura sul lato della carlinga. Western scese in profondità per entrare nell’aereo posato sul fondo. Dentro i cadaveri ancora seduti ai loro posti, le chiome fluttuanti. Persino il copilota era ancora seduto ai comandi, mentre il primo pilota volteggiava contro il soffitto. Uno dei quadri della strumentazione era stato rimosso, al suo posto uno spazio vuoto.
Il passeggero di passaggio:
Un aereo caduto in mare, abbastanza vicino a un’area di costa del Mississippi. Un aereo misterioso, di cui non si hanno notizie sui giornali. Un’ispezione subacquea verso il relitto che, volendo, è altrettanto misteriosa. Dentro il velivolo, affondato intatto, i corpi delle persone che vi viaggiavano, imprigionati nella carlinga e nell’acqua del mare. Persino i piloti. Tutto permea mistero: la situazione, la disposizione dei cadaveri e poi un vuoto importante nel pannello controlli della cabina di pilotaggio.
Perché manca, ma soprattutto cos’è che manca da quell’aereo?
Il mistero si complica in modo particolare, soprattutto quando Western scopre che risulterebbe mancante persino un passeggero fra i cadaveri ritrovati nel fondo marino. Una assenza assurda, in quanto non pare esistano sopravvissuti, nemmeno che qualcuno avesse aperto prima un accesso al relitto. Western e Olier sono stati i primi ad entrare, però oltre al vuoto nella cabina di pilotaggio, risulterebbe assente anche il corpo di un passeggero.
Il nucleo della storia è tutto qui e in questo accennò non abbiamo svelato nulla a scapito del libro, per il semplice motivo che poi “la storia specifica” si muove in ben altra direzione. Infatti il lettore seguirà le vicende del protagonista chiamato Western a causa delle conseguenze nate dalla scoperta del passeggero mancante. Sta qui il vero progetto dell’autore, affrontare la condizione umana di una persona che si trova a dover vivere la propria esistenza su altri profili ma che gli sono congeniali.
Personaggio:
Western lo possiamo disegnare come un personaggio atipico: è un sommozzatore professionista, ma anche un fisico teorico figlio di uno scienziato che collaborò al progetto della bomba atomica; è un ex pilota di formula 2, però in tutto questo rimane un carattere schivo e tormentato da un triste passato. La vicenda trova spazio negli anni ottanta, di una America sopra le righe come è tipico dei romanzi di McCarthy. Un periodo in cui ancora non esisteva la sorveglianza tecnologica di oggi; un periodo in cui ci si poteva ancora tentare di nascondersi.
Un romanzo molto atteso, uscito praticamente postumo, scritto in tarda età da Cormac McCarthy e definito da molti un capolavoro. Mi rimane difficile per me parlare di capolavoro, perché entriamo in aspetti soggettivi che non condurranno a nessuna verità, soltanto non posso proprio paragonarlo a romanzi come la strada o a non è un paese per vecchi. Caso mai potrei compiere un’altra considerazione: ovvero che si tratta di un romanzo scritto in tarda età da un autore che non doveva più dimostrare nulla a nessuno e pertanto poteva scrivere un romanzo secondo linee personali fuori da ogni regola minima editoriale o di contenuto. Pertanto troviamo lunghi dialoghi su questioni completamente al di fuori dalla potenziale storia, pieni di dettagli scientifici o filosofici, immersi in un pessimismo della propria condizione umana in cui l’unica scelta è la tristezza.
È inutile presentare ancora Cormac McCarthy, è sufficiente andare ad una altro mio articolo sull’autore. Il romanzo “il passeggero” è sviluppato con il consueto stile molto particolare, in cui dialogo e narrazione si mescolato senza una struttura minima che li separi, lasciando al lettore l’onere di cogliere il succo di tutto. Il romanzo non si chiude in modo definitivo, ma dovrebbe avere un seguito in “Stella maris”, che dovrebbe illuminarci meglio sul dettaglio narrato nelle prime pagine di questa storia.
“È nella natura delle persone immaginare che il vinto debba aver fatto qualcosa per meritare la propria rovina.”