Il treno dei bambini

Il treno dei bambini, di Viola Ardone.
Il treno dei bambini, di Viola Ardone.

Il treno dei bambini è davvero esistito, non era quello degli emigranti che negli anni ’60 partivano per il nord Italia, ma portava alla stessa ricerca di dignità.

La storia prende spunto da un fatto non molto noto: l’organizzazione nel primo dopo guerra, siamo nel 1946, da parte dell’allora partito comunista di un treno carico di bambini del sud poveri e disagiati, per trascorrere un lungo periodo ospiti di famiglie emiliane e del centro Italia. Affidi temporanei con lo scopo di restituire un po’ di vita a chi, per causa della guerra e non solo, non l’aveva avuta.

Amerigo Speranza, figlio di Antonietta e di un padre che è pare essere andato in America, con un fratello che è proprio andato da piccolo per causa dell’asma bronchiale, un fratello che non ha mia conosciuto come il padre. Era rimasto solo lui, come la malerba.

Le scarpe della gente erano la sua fissazione: scarpa sana un punto, se bucata si perde un punto, senza scarpe zero punti, scarpe nuove stella premio. Amerigo scarpe sue non le aveva mai avute, portava quelle degli altri.

A sette anni, con in tasca una mela annurca e ai piedi un paio di scarpe strette regalate dal partito (non ce n’erano altre), viaggia da solo in treno assieme a centinaia di altri bambini. Molti mesi trascorsi in una famiglia nuova nei pressi di Modena, un papà e una mamma del nord, poi nuovi amici, la scuola e la musica.

Il treno come lo ha portato a una serenità a lui sconosciuta lo riconduce nuovamente a Napoli.

Il treno e non solo bambini:

Una storia anche di solidarietà e accoglienza umana che ai giorni nostri, in cui c’è chi vuole persino affondare barconi, forse stride o pare fantasiosa. L’unica cosa di fantasia è la storia personale di Amerigo (credo), ma la vicenda di base è reale.

Il treno come simbolo, ma anche come costante di una nazione che dopo la guerra ha iniziato a risollevarsi. Il treno come regola in cui si può realizzare una fuga dalla miseria o da una idea di vita. Questo treno non è come quello “del sole”, l’ho detto all’inizio di questo post, ma ha in se una luce propria che non è del sole del mezzogiorno, ma dell’amore.

Questo libro è molto bello, a mio parere, e purtroppo non lo vediamo fra i potenziali vincitori del premio Strega di quest’anno, anzi nemmeno proposto. Attendiamo di conoscere se nel proseguo raccoglierà ciò che sinceramente merita.

Viola Ardone è riuscita a cogliere l’essenza di un periodo difficile e trasferirla nel piccolo protagonista, che ci fa scoprire uno spaccato di una Italia che ora non c’è più, ma che fortunatamente è esistita.

“Quanti fagioli ci sono in un baccello, così tanto amore nel cuore”.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.