“Il canto della Falena”

Il canto della Falena, di Maria Elisa Aloisi.
Il canto della Falena, di Maria Elisa Aloisi.

Il canto della falena è un verso anomalo che il maschio di quella specie emette imitando quello più pericoloso del pipistrello. Un trucco sviluppato per motivi di procreazione, un gioco sporco giustificato dalla natura. Ma la falena vola e sbattendo sulla finestra assiste al gioco sporco degli esseri umani, che pur non cantando vanno contro la loro natura, con il trucco e la perfidia.

Ilia Moncada, avvocato catanese. Vive un momento di difficoltà in quanto deferita al consiglio di disciplina dell’ordine degli avvocati per un infelice intervento durante un processo. Non ha tempo per fare la spesa, nemmeno per curare l’abbigliamento. È sempre in soggezione a parlare in pubblico e supera quel timore con delle pietre di calcedonio in tasca, se è in forte difficoltà il suo corpo la protegge facendola cadere in narcolessia.

Viene quasi obbligata a seguire il caso dell’omicidio del commercialista Adriano Politi. Il caso ha un certo rilievo anche a causa della risonanza mediatica e per lo studio una importante pubblicità. L’accusata è Speranza Barone, biologa ed entomologa, moglie del commercialista trovato morto nello chalet di proprietà. Accetta di svolgere quella difesa dopo averla incontrata. Lo farà seguendo le sue regole base per il lavoro o almeno ci prova.

Regola numero uno: la verità ha sempre due versioni, quella materiale dovuta ai fatti e quella processuale. Non è detto che coincidano e la seconda conta maggiormente.

Regola numero due: mai lasciarsi andare al sentimento seguendo una causa, questo secondo è più difficile da perseguire. Esiste una terza regola che consiglia di non chiedere mai a un testimone se è sicuro della sua testimonianza.

Il canto della falena grida con forza:

Piccole donne crescono: ebbene sì, senza mancare di rispetto alla scrittrice come donna, lo avevo immaginato e sperato. Il passaggio in Mondadori, anche se per una prima edizione nata in forma di mensile per le edicole, ha condotto l’autrice a un importante salto necessario per il suo futuro letterario. Questo romanzo è cresciuto e anche tanto, al punto da divenire una edizione ufficiale per le librerie. Una versione nuova, nel senso che ci sono dei piccoli aggiustamenti di carattere professionale necessari per la ristampa, ma nulla di sostanziale, la storia è sempre la stessa e il finale idem.

Pertanto ripropongo questo romanzo per due semplici motivi: il primo l’ho descritto nel paragrafo precedente, il secondo riguarda il fatto che il libro sta iniziando a riscuotere successi e grandissimo interesse. A questo si aggiunga che la scrittrice, Maria Elisa Aloisi, è una persona di grande spessore umano e culturale, oltre che avvocato impegnata nei temi della violenza di genere. Ho il grande onore della sua amicizia e l’incontro durante una presentazione mi ha dato conferma delle sue grandi qualità assolute.

Il canto della falena è un romanzo che va oltre il classico giallo, ponendosi in quello spazio molto particolare in cui il gioco dell’indagine (chiamiamolo pure così), che non ha per protagonista il solito ispettore di polizia, genera un pathos avvincente pur andando a insinuarsi nei meandri complessi, e per noi incomprensibili, dei riti processuali del nostro paese.

Un romanzo per analizzare la nostra giustizia, come è organizzata (il giudice a latere, eccetera…), quali problematiche comporta affrontare un processo, il rapporto avvocato imputato e tutto senza farne un trattato tecnico giuridico. Siamo troppo abituati alle serie televisive americane, con arringhe e controinterrogatori sensazionali, che perdiamo di vista la nostra realtà, altrettanto affascinante dopo aver letto questa storia.

Avvocati, donne o uomini che siano, con i problemi tipici di tanti lavoratori nella nostra società odierna. La pressione, lo stress, saltare i pasti, affrontare le proprie debolezze e non riuscire a sconfiggerle, usare surrogati per darsi quella forza che in realtà esiste già. Un crogiuolo di vita normale che spicca per fare da cornice all’intrigo, capace di lasciare a bocca aperta e non è una frase scontata. Un giallo che è anche thriller e spaccato sociologico di un mondo a noi oscuro: quello degli avvocati.

Il libro è ambientato in una Catania che m’immagino sempre solare. Una città che fa da palcoscenico generale senza essere debordante, come il palazzo di giustizia vissuto dalla protagonista con la medesima familiarità espressa dall’autrice. Infine la Catania sicula, composta di personaggi caratteristici ma non scontati, che si esprimono con quella parlata carica di espressività locale che abbiamo imparato ad apprezzare grazie ad Andrea Camilleri (è ovvio che i modi dire e parlare non sono uguali in tutta l’isola, ma chi sa capisce cosa intendo). Forse potreste pensare che alla fine non ho parlato della storia, sbagliate perché la mia chiave di lettura l’ho espressa.

Maria Elisa Aloisi:

Scrittrice catanese è avvocato, se qualcuno non lo avesse capito lo intuirà leggendo questo legal-thriller intensissimo. È ovvio che se non si ha una esperienza specifica non si può narrare il complesso delle attività di un legale proiettato al processo. I paragoni non servono ma è possibile affermare che la Aloisi si pone con altrettanta forza nel panorama italiano del thriller processuale al pari dei grandi narratori di bestsellers americani, però con uno stile e uno schema letterario tutto suo.

Il romanzo è figlio di un premio letterario di genere molto importante: il premio Alberto Tedeschi del 2021 che lo ha lanciato nei gialli Mondadori, una delle collane più longeve e di qualità della storia editoriale. Ora però viaggia con le gambe proprie. Ma a proposito, avete mai visto il video del brano “fighter” cantato da Christina Aguilera? Sembra fatto apposta come brano guida del romanzo.

Di Maria elisa Aloisi ho avuto modo di parlare già in occasione del suo esordio, un romanzo completamente diverso come impostazione e tipo di storia.

E ora dove la vedremo arrivare?

Massimo Fusai. Segui su Instagram.