Incontri sahariani

Incontri sahariani.
Tunisia - novembre 1993, di Massimo Fusai.
Il Toyota 4x4 ondeggiava nella pista di sabbia. Avevamo lasciato Chenini, un villaggio berbero diroccato, per affrontare una lunga ed impegnativa pista che in circa tre ore ci avrebbe condotto fino al grande Erg Orientale, l’immenso deserto fatto da dune.
Tunisia – novembre 1993, di Massimo Fusai.

Incontri sahariani

All’inizio la strada era piuttosto difficoltosa, con tratti sassosi e dislivelli impervi quanto repentini, che si snodavano lungo valli strette e aride. Dopo quasi un’ora e mezza il panorama si aprì e la pista iniziò a essere più lineare, con banchi di sabbia portati dal vento. Mano a mano che avanzavamo il paesaggio appariva piatto e dominato da una vegetazione pioniera fatta di piccoli cespugli sparsi tra i sassi e la sabbia, la quale aumentava sempre di più. Le ruote del Toyota affondavano decisamente, provocando così ondeggiamenti e brusche decelerazioni per poi riprendere velocità non appena il terreno ritornava più compatto.

Finalmente dopo 3 ore di fuoristrada si presentò davanti un mare infinito con onde enormi di sabbia, la pista ormai non esisteva più. Scavalcammo un alto cordone dunoso (ebbi la netta impressione di capovolgermi) e apparve davanti l’oasi di Ksar Ghilane con il grande Erg intorno. Il luogo era un esempio di pulizia e organizzazione, un vero e proprio giardino curato alla perfezione e irrigato grazie ad un affioramento di acqua sotterranea gestita da una fitta rete di canali scavati nel terreno, il cui afflusso era regolato tramite piccole chiuse scorrevoli realizzate in legno di palma. L’oasi era strutturata secondo tre livelli: il primo livello, il più elevato, formato da palme da dattero; sotto le palme alberi da frutta, generalmente melograni; il terzo livello era dato da orti ricavati sotto gli alberi da frutta. All’esterno di questo giardino, soprattutto in direzione sud-ovest, una distesa infinita di dune.

Incontri:

Poco prima del tramonto giunsero a Ksar Ghilane un gruppetto di motociclisti, con al seguito un fuoristrada di appoggio attrezzatissimo per ogni evenienza. Venne spontaneo provare a conoscerli, erano francesi e stavano attraversando con le loro bellissime moto da enduro tutto il nord Africa, da Alessandria in Egitto fino a Tangeri in Marocco. Chiesi come era andato il viaggio, se c’erano state difficoltà per attraversare la Libia soprattutto alla frontiera con l’Egitto, in quel periodo un po’ in tensione. Loro mi fecero capire di essere abbastanza soddisfatti, erano già provvisti alla partenza di visto e le uniche difficoltà erano state solo i lunghi controlli.

La chiacchierata proseguì sul resto del loro viaggio, avrebbero attraversato l’Algeria per arrivare a Tangeri in un mese circa. Però l’Algeria era coinvolta, dal 1992, in una specie di guerra interna di carattere politico-religioso, con attentati e conseguenti morti fra cui anche stranieri, in particolare francesi. Ma a loro la cosa non sembrò molto grave, tanto che nella peggiore delle ipotesi sarebbero rimasti in Algeria solo il tempo necessario per attraversarla.

Il mattino successivo…

Il mattino successivo salutammo i motociclisti e Il nostro viaggio proseguì verso altre destinazioni tunisine. Però fu curioso rincontrarli per caso alcuni giorni dopo. Eravamo nella località di Matmata, a pochi chilometri da Jerba, quando vidi seduto su di un marciapiede, accanto ad alcune enduro parcheggiate, proprio uno del gruppo francese di motociclisti. Mi avvicinai, lui salutò contento. Chiesi come mai non erano in Algeria? Subito svelò la storia: il viaggio si era interrotto alla frontiera, dove i militari algerini li avevano bloccati consigliando di cambiare aria. Per quanto diretto e deciso si era trattato solo di un consiglio giustificato dal fatto che, vista la loro nazionalità francese e l’eccessiva vistosità della carovana di moto, non gli sarebbe stata garantita nessuna protezione.

A me dispiacque molto che il loro progetto non avesse avuto conclusione, ero affascinato da questi incontri sahariani, dal loro impegno e un pizzico d’invidia per quanto volevano organizzare l’ho avuto asoltandoli. Ma questa semplice storia è l’insegnamento della regola prima del viaggiatore: il mondo è fatto di uomini che si odiano. Le decisioni sagge sono quelle che ti fermano in tempo, anche se costano delusione personale.

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