La felicità del Lupo

La felicità del Lupo, di Paolo Cognetti.
La felicità del Lupo, di Paolo Cognetti.

La felicità del lupo è indefinibile. Consta nella libertà sicuramente, nella continua ricerca di ciò che risolve i suoi bisogni personali e ancestrali. Viene giù dal colle, silenzioso e leggero. Un odore lo richiamava, più di quello del cervo o del camoscio: l’odore della scoperta. Non solo il lupo però.

Fausto si era rifugiato a Fontana Fredda, sotto il Monte Rosa, cercando un posto dove ricominciare. Dopo la separazione aveva affittato un alloggio lassù fra quelle montagne. L’inverno purtroppo gli presentava il conto, doveva trovare un lavoro per andare avanti. Lo trovò, confidandosi con un bicchiere di vino nell’unico luogo di ritrovo di quel posto.

Dietro al bancone, Babette, lo capiva perfettamente, anche lei era fuggita dalla città rilevando un ristorante che aveva chiamato “il pranzo di Babette” e tutti la chiamavano così dimenticando il suo vero nome. A lui maneggiare pentoloni e padelle non dispiaceva. Imparò subito le basi da una cuoca veterana.

Poi c’è Silvia, la nuova cameriera, tutt’altro che la persona che ti aspetteresti in un posto simile: giovane e allegra. Viveva pressante la ricerca del suo passo nella vita. Si asciugava i capelli stando vicino alla stufa mentre leggeva un librone. Che buon profumo che hai, disse lui, sai di stufa. Mentre il corpo nudo di Silvia, dopo una lunga solitudine, sapeva di miracolo.

La felicità del lupo e dell’uomo:

Un romanzo che racconta di un richiamo che può condurre lontano, perché anche noi bipedi senzienti siamo attratti come una calamità da qualcosa che potrebbe starci vicino oppure presente chissà dove. Come il lupo obbediamo a un istinto forse poco comprensibile. Dell’animale spesso non capiamo come si sposta o l’origine della sua irrequietezza. Il lupo anche se trova abbondanza di cibo non diviene stanziale e va sempre a cercare la sua felicità da un’altra parte, forse l’odore di una femmina o forse niente.

Noi esseri umani abbiamo molto in comune con il lupo, forse per questo è un animale che ci attrae e forse per questo è nata un’alleanza agli albori dell’esistenza. Il nostro animo vaga sempre alla ricerca di un qualcosa è non sempre ci soddisfa ciò che abbiamo accanto: c’è chi lo fa allontanandosi fisicamente da tutto e da tutti e chi con la mente.

Il romanzo si muove per piccoli aneddoti, incanalati in una storia che in modo complessivo riassume l’irrequietezza del nostro animo. Una inquietudine che si accende nel profondo delle persone, magari amplificata dai ritmi del vivere moderno. Tutto sembra molto semplice, all’apparenza lineare, purtroppo no.

Pertanto direi che anche uno scrittore è simile al lupo.

Uno scrittore e la montagna:

Paolo Cognetti, milanese. Diplomato alla scuola di cinema, si è impegnato nella realizzazione di documentari anche di carattere letterario, in particolare letteratura americana. A parte alcune raccolte di racconti pubblicate agli inizi del nuovo millennio, ha raggiunto la notorietà con il suo primo romanzo “le otto montagne” con cui ha vinto il premio Strega nel 2017. I sui temi di fondo sono sempre la montagna e il desiderio di ritrovarsi.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.