La placida quotidianità del male

La placida quotidianità del male, di Francesco Gioia.
La placida quotidianità del male, di Francesco Gioia.

La placida quotidianità del male è la rabbia cieca che esplode con ferocia. È la sensazione dell’erba e dell’umidità del terreno, è il sangue che scorre sul viso, è quella radura sui colli bolognesi diventata un universo a sé stante.

La notte del sette novembre, Debora Minosa, 23anni infermiera presso l’ospedale Maggiore, sarebbe dovuta rientrare alle 21,30 da un corso ma nessuno a casa l’ha più vista. La famiglia denuncia subito, la sera stessa, la scomparsa. Milena Ginulfi, vicecommissaria della questura di Bologna, pensa sia presto per sospettare altro. Il sostituto procuratore aggiunto dott. Mascagni ha in carico l’indagine. A lei non piace come persona, ma questo passa il convento.

Le prime 48ore sono sempre fondamentali in una indagine di questo tipo, ma la fretta può fare commettere errori. Milena Ginulfi indaga sulla vita della ragazza, il suo passato con un uomo che l’ha perseguitata e il suo presente, dove c’è un ragazzo, di nome Roberto Grandi, dal carattere definito strano e che fa il meccanico in una officina nella periferia di Casalecchio.

La quotidianità del male e di chi lo combatte:

Interrogare o sentire? Può sembrare la stessa cosa ma non lo è. S’interroga per colpire, si ascolta per capire e giungere a una verità. Se prima ascolti, poi è possibile interrogare in modo coerente. Più che un metodo diviene anche una filosofia di vita e lavorativa, necessaria per cogliere dettagli che la tensione del momento potrebbe nascondere. Poi, a parere mio, interrogare è un sistema che tende a essere aggressivo e se uno è aggredito si difende sempre.

È interessante seguire il metodo descritto nel romanzo e adottato dalla vice commissaria, in particolare quando ascolta le colleghe di lavoro della vittima. Infermiere con cui lei intrattiene un dialogo apparentemente generico ma molto impostato. Merito della scuola di formazione per diventare Questore, che la protagonista ha seguito prima di passare a servizi sul campo. La verità ha molte sfaccettature e non sono quasi mai evidenti. La verità, come la realtà, si distingue in modo diverso a seconda di chi la racconta, per questo motivo ascoltare diviene fondamentale.

Milena Ginulfi, commissaria, anzi vice commissaria. La protagonista è originaria di Campomarino, in provincia di Taranto. Apprezza lo stile bolognese e nel capoluogo dell’Emilia Romagna vive e lavora. Là può affermarsi come donna autonoma e consapevole, impegnata nel lavoro in cui crede. Come tutte le persone ha delle insicurezze, che cela sotto la scorza da vice commissaria, persino per le questioni affettive.

Un giallo completo:

Un giallo a tutto tondo, seguendo i ritmi della protagonista e di questa placida quotidianità del male. Un giallo che ci mette davanti le possibili incertezze di chi opera, gli errori, le tensioni fra chi sta sopra e chi deve obbedire, e a volte anche una parvenza d’incompetenza. Tutti elementi che troviamo in maniera costante nella nostra quotidianità, anche se non siamo tutti vice commissaria.

Francesco Gioia: un coetaneo, uno scrittore nato a Taranto e che vive a Bologna (guarda il caso una condizione molto simile alla protagonista del romanzo). Laureato in Economia, alla Bocconi di Milano, ha una grande passione per la lettura e la storia. Questo romanzo non è il suo esordio, ha già al suo attivo alcune pubblicazioni anche con altri editori. Il romanzo in questione è fra i selezionati del celebre concorso letterario “Fai Viaggiare la tua Storia” edizione del 2022. L’autore non si occupa solo di gialli e thriller in modo spicciolo, ma anche di romanzi storici pubblicati di recente.

Un omicidio è un evento ordinario, una scomparsa anomalo.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.