Madre Medusa

Madre Medusa, di Maria Laura Caroniti.
Madre Medusa, di Maria Laura Caroniti.

Madre Medusa: definita così la possiamo immaginare come una specie di mostro terribile, proprio come l’essere mitologico capace di non darti scampo. Medusa poteva pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo, una madre Medusa impietrisce non fisicamente, impietrisce i sogni e l’io.

“Il giorno in cui morirai sarò salva”. In questa prima frase tutta la potenza drammatica del rapporto madre figlia, ma non è odio, è dolore. Una presenza asfissiante che produce un vero e proprio rapporto castrante. Una madre che non porta a volare il proprio piccolo, lo ferma senza dargli mai spazio.

La vera difficoltà, crescendo, è non mostrarsi fragile ad una madre che può cannibalizzarti se cedi una sola volta. Maria Elena ci prova con tutte le sue forze riuscendo a separarsi per crearsi una vita. Questo non è un semplice uscire dal nido, è una fuga scaturita dal dissidio, una forma di salvezza.

Non basta diventare madre a sua volta, perché negli errori che commette ogni giorno si riconosce in lei: “un’eredità non richiesta”. Non basta la carriera militare del marito, che le ha permesso di non mettere radici e di ampliare le distanze dalla madre Medusa.

E come un limite difficile da superare. Un limite che non viene oltrepassato nemmeno quando la madre viene ricoverata e la protagonista torna in Sicilia avvisata da una mail. Una lettera però potrebbe riuscire ad aprire un muro tenuto insieme dalle difficoltà interiori.

Madre Medusa, figlia Perseo.

I rapporti genitori e figli sono sempre difficili da definire nella loro essenza. Esistono, sono sempre esistiti, fanno parte di quel passaggio esperienziale circoscritto nell’adolescenza che tutti noi abbiamo percorso. A parere mio potrebbe essere più tipico uno scontro fra padre e figlio, per quella nostra innata tendenza alla competizione e il padre è quasi sempre il primo avversario, mentre mia moglie sostiene l’esatto opposto. Insomma, la crisi figli-genitori forse prescinde dal sesso.

In questo caso troviamo una condizione ben precisa e identificabile nel perimetro. In crisi c’è il rapporto di una figlia con la propria madre. Una madre ostacolante, una madre preponderante, capace di assurgere al duplice ruolo di carnefice e vittima facendolo pesare.

Il pensiero comune vede una madre sempre piena di amore e pronta a dare supporto ad un figlio, se femmina ancora di più. Siamo nel mare tempestoso di una duplicità di comportamento che pare apprensione e diventa oppressione. Un mare tempestoso in cui la protagonista cerca di non affogare e il lettore si adopera a fare da salvagente. Siamo noi lo specchio in cui Maria Elena può vedere, come Perseo, Medusa

Un romanzo molto profondo, fortemente introspettivo e niente affatto noioso. Entra dentro gli animi delle due donne pur restando ancorata al punto di vista della figlia. Capitoli brevi ma definiti; citazioni da Tommasi di Lampedusa a Orazio. Pochi dialoghi per lasciare spazio a un monologo interiore che ci vuole testimoni.

Maria Laura Caroniti, una scrittrice siciliana (oramai la possiamo definire così a tutti gli effetti) che ci introduce ancora a narrazioni di grande forza in cui le protagoniste sono donne siciliane fuori dagli stereotipi da pubblicità turistica. Donne che per vari motivi lasciano la Sicilia, come in un altro romanzo di cui abbiamo parlato, ma non per abbandonarla, casomai per identificarsi ancora di più alla ricerca della propria unicità.

Unicità che troviamo in questa autrice, che a sua volta vive all’estero ma che innegabilmente trova la sua ancora nella terra della trinacria, il porto sicuro delle storie che da lì salpano per approdare nelle nostre letture.

Chissà cosa starà veramente immaginando Ettore.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.