Nel nome della madre

Nel nome della madre, di Maria Cristina Grella.
Nel nome della madre, di Maria Cristina Grella.

Nel nome della madre. Il ragazzino pensò che in quel momento stesse finalmente meglio, steso accanto a lei e abbracciandola forte.

È dicembre e fa freddo. Sulla spiaggia di Vietri sul mare, in provincia di Salerno, viene rinvenuto il cadavere di una donna seminuda fra i venticinque e i trenta anni. L’uomo accucciato accanto al cadavere deve definire come è quando è morta. Il decesso è avvenuto per strangolamento, ma è presente sangue rappreso fra le gambe anche se non ha subito violenza, infine un bastoncino è infilato nel retto. La vittima era incinta.

Il commissario di Polizia Irene Bruno ha in mano l’indagine. Con lei il vice Andrea Tittarelli con la sua FIAT Bravo di servizio, un umbro che viene giudicato nato troppo a nord di Napoli per capire la gente del posto, e una ispettrice di origini magrebine ma italiana di nascita di nome Amina Najib.

Il nome è la madre:

La maternità, per quanto non appaia a una prima nostra analisi, è un tema controverso nell’ambito della varia psicologia umana. Controverso in quanto, pur essendo una condizione naturale, è il contesto che potrebbe renderlo tale. Pertanto c’è chi la cerca a tutti i costi, chi la subisce, chi la evita e altro ancora. Inoltre non è un tema vincolato alle sole donne, anche se le investe in prima persona, ma fa ricadere in questa valutazione persino chi è di sesso maschile.

Un figlio è un impegno, un desiderio o un problema, un tema o una condizione, un’ambizione o vero odio anche per un uomo. Il romanzo è permeato da questi aspetti, rappresentati da ogni punto di vista è non solo perché si cerca un killer che uccide donne incinte. Anche la protagonista, Irene Bruno commissario, vive delle difficoltà interiori amplificate dagli aspetti peculiari del caso. Lei è vedova, non ha avuto figli e li ha cercati, poi i rapporti con la madre e la suocera. Infine siamo sotto alle feste natalizie che significano famiglia – regali – unione.

Dopo la morte del marito non aveva piacere nel vedersi allo specchio e aveva tagliato il capelli come forma di lutto personale. Apriva le ante dell’armadio per dare la buonanotte al marito guardando i suoi abiti appesi. Insomma tutto definisce una sindrome e anche chi cerca la verità si trova inserito al suo interno.

Per ultimo l’ambientazione: Vetri, in provincia di Caserta, più conosciuta come la cittadina delle case colorate. Una località nota ma non raccontata con un alone turistico. Si pone sullo sfondo, senza che entri mai a disturbare la storia è persino lo spettacolo delle luci d’artista colora in maniera tenue il momento. Ogni elemento della storia è primario, la cittadina il delizioso contorno.

La scrittrice:

Maria Cristina Grella, romana di nascita ma vive a Perugia insieme al marito e ai suoi gatti, così si presenta. È una insegnante, laureata in Lettere moderne. Nel nome della madre non è il suo primo romanzo, però è il vincitore del concorso Fai viaggiare la tua storia, indetto da LibroMania e DeAgostini Libri. Un giallo dalle tinte forti e un ritmo interessante, però è giusto affermare che non si tratta di un giallo impostato secondo i canoni classici e il tema della maternità offre una visione diversa.

Come accennavo non si tratta della sua prima pubblicazione, ha lavorato nella saga dedicata ai sette Re di Roma editi da Mondadori (nello specifico il volume dedicato a Servio Tullio), sotto la supervisione di Franco Forte e Davide De Boni. Inoltre collabora per il sito MilanoNera, dove si occupo di gialli e affini.

“Un figlio è il dono più grande che Dio ti possa fare, ma una madre deve meritarselo”.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.