Nina sull’argine

Nina sull'argine, di Veronica Galletta.
Nina sull’argine, di Veronica Galletta.

Nina sull’argine di un fiume presso una località denominata Spina. È estate e ci sono le zanzare. Deve valutare l’inizio dei lavori per la messa in sicurezza di una parte del corso d’acqua. Per Nina, il nome esatto è Caterina, si tratta di un impegno improvviso cadutole addosso da un giorno all’altro, con il progetto esecutivo già definito, le procedure d’appalto completate e i contratti stipulati. Lei, ingegnere e rappresentante dello stato, già odia questo impegno e non perché è una donna e il geometra del comune inciampa a volte su questo dettaglio, questo cantiere lo odia da sempre e non può dirlo.

Tutto era iniziato sei mesi prima, una mattina d’inverno. Il progetto che seguiva era pronto, ci aveva lavorato giorno e notte, era arrivata anche tardi in ufficio per finire tutto. Il suo dirigente l’aspettava, però l’incontro non ebbe luogo. Corruzione, concussione e turbativa d’asta. l’ufficio del dirigente era sigillato, sottoposto a sequestro dall’autorità giudiziaria. lei era rimasta con i progetti in mano, un lavoretto piccolo, un argine di poche centinaia di metri su di un corso minore.

Ogni cosa venne riorganizzata nel dipartimento, i lavori non potevano essere fermati. Così Caterina si trovò da gestire un progetto di cui non sapeva niente e che risultava essere carente in molti aspetti.

Storia di un argine e non solo:

Forse può sembrare che esprimo una banalità, però le storie generano senso solo al loro interno. Questo dovrebbe fare comprendere come sia difficile spesso poterle esporre in modo appropriato, magari perché si vuole cercare di vederle e raccontare dal di fuori. Certo, non si tratta di un assioma ma in questo caso è la storia medesima che offre la possibilità di aprirsi a noi scaturendo da dentro. Sì, daccordo, provo a definirlo meglio…

Senza Nina, cioè Caterina, che la racconta in prima persona non sarebbe possibile dare valore a questa narrazione. Di più, se non ci fosse quell’argine da costruire la protagonista non avrebbe potuto impossessarsi degli eventi, che pagina dopo pagina scopriamo. La vita è il cantiere, due mondi separati che si incontrano tramite lei, una specie di stargate che li unisce e la cosa non risulta impossibile in quanto la vita è un cantiere.

Il cantiere in questione è un argine da predisporre in un tratto di fiume e l’acqua ha il valore di un organismo vivente, multivariabile viene per la precisione spiegato, e ad ogni intervento lui risponde nel tempo sulla base del suo essere. Bisogna attendere pazienti i suoi responsi per capire come e cosa esprime. Dite voi se questa non è una metafora della vita, che trova sempre la sua via come l’acqua la sua strada.

La protagonista ci mostra una personalità molto perimetrata, partendo dalle debolezze, quelle di ogni persona. Una relazione con Pietro che si è interrotta dopo quindici anni e che continua a vedere con la sua mente quando le difficoltà premono, poi il luogo comune che diviene pensiero debole capace di fare sorgere inutili dubbi, come quando arriva a pensare che ci voleva un uomo in giacca e cravatta per fare comprendere le ragioni delle scelte, oppure cosa dire al processo se tutto crolla.

Insomma un bel romanzo scritto con una semplicità che rianima, lasciandomi stupito dallo scoprire che può essere interessante anche parlare di un cantiere, una opera idraulica vista dal lato dell’idea poetica e non solo in quello dello schema tecnico, nonostante le tante complessità che troviamo spiegate.

Un’autrice sull’argine:

Veronica galletta, siciliana di nascita e Toscana di adozione. Scrittrice in seconda battuta, ingegnere come origine professionale. Nina sull’argine non è il suo esordio, come autrice ha svolto i passi che molti autori hanno seguito, a partire dal premio Calvino che le ha aperto le porte dell’editoria con le “Isole di Norman”, per altro premiato al Campiello opera prima. Al momento in cui scrivo questo articolo il romanzo è candidato al premio Strega 2022, in quanto facente parte della selezione dei dodici finalisti.

L’autrice è una ingegnere civile (un dottorato in ingegneria idraulica credo di aver compreso) e scoprirlo non mi ha stupito, in quanto la precisione nel descrivere l’opera che la protagonista segue, le attività, il cantiere e vari dettagli tecnici non possono essere messi su carta così banalmente. Quando si scrive è pacifico che qualcosa di proprio o dell’esperienza vissuta finisce nella storia e questo romanzo non è da meno.

Lo conoscete il dilemma dei porcospini?

Massimo Fusai. Segui su Instagram.