L’orchestra rubata di Hitler

L'orchestra rubata di Hitler, di Silvia Montemurro.
L’orchestra rubata di Hitler, di Silvia Montemurro.

L’orchestra rubata di Hitler è come un sogno, nato forse davanti a una violinista in strada. Quando sentiva la musica tutto intorno spariva, non c’era modo di trascinarlo in un altro posto. La violinista muoveva le dita veloci sulle quattro corde e lui non riusciva a starle dietro con gli occhi, aveva il desiderio di sfiorare quelle dita affusolate. Se avesse potuto l’avrebbe rapita, rinchiusa magari nella sua camera per poterla sentire ancora suonare ogni volta che avesse provato tristezza e solitudine. Come un carillon, per potersi addormentare sulle sue braccia. Poi una voce dietro di lui lo chiamò: “Adolf”.

Milano, maggio 2003: Greta è chiamata a sostituire subito il primo violino infortunatosi in un incidente. Concerto in re maggiore, opera 35 per violino di tchaikovsky. Doveva concentrarsi sul direttore e non guardare il pubblico e aveva in mano un Guarneri del Gesù. In sala c’era una signora anziana, bionda, elegante ma non troppo. Spiccava nella platea fra la gente. Le mani della signora graffavano nervosamente il collo al punto da uscire gocce d sangue. Quel violino era mio, disse la donna alzandosi prima di cadere svenuta a terra. A Greta cadde l’archetto nel bel mezzo del suo primo concerto da solista.

Berlino, 1942: Elsa era diplomata al conservatorio di Berlino come la prima della classe, con una velocità non usuale per gli studenti dell’epoca. Non le era mai capitato di sedurre un uomo al primo colpo. Heinrich è molto più grande di lei ma se ne innamora davvero e lo sposa. Lui, ufficiale delle SS, ottiene importanti incarichi di cui non parla. Però Elsa scopre che in segreto ha preso in carico un violino di grande valore dentro la sua custodia, un Guarneri del Gesù e ne esistono veramente pochi. C’è anche la foto di una ragazza, forse quella che possedeva lo strumento, il suo nome è Adele.

Una vita rubata più che una orchestra:

Una amicizia particolare, forse la potremmo definire strana ma a volte la vita rende normali tutti quei risvolti che all’apparenza sembrano uscire dai canoni. Per questa amicizia è bastata una foto, in grado di dire tutto e infatti ne nasce un legame forte nemmeno fossero sorelle. Un legame dettato dalla sensibilità femminile che va oltre le distanze e trova un punto di unione nella musica. Forse anche la stessa autrice del romanzo ha questo forte affinità con la musica.

Un romanzo costruito dietro elementi reali, aspetti della storia recente che sono poco conosciuti. La chiave di questa vicenda è la formazione della Sonderstab Musik. Si trattava di una organizzazione segreta, sotto il comando delle più note SS, a cui Hitler aveva dato l’incarico di recuperare tutto ciò che fosse estremamente prezioso in ambito musicale, sia come strumenti rari sia come spartiti e quindi composizioni. La cosa non è marginale nell’ambito del nazismo e fa il paio con la fissazione del dittatore verso l’arte, trafugata a camionate, oppure verso il magico o il mistico.

Pur essendo un romanzo di carattere storico non risulta ampolloso, forse magari a tratti poco dinamico, consegnando tutto il primo piano alle due donne protagoniste. Donne che divengono simbolo duale di un periodo fortemente negativo e tutto ciò che le circonda, compresi i vari personaggi, devengono contorno. Due donne. Elsa e Adele, che vivono condizioni opposte ma unite da una esperienza comune, quella della musica. Persino la terza donna, Greta che vive la realtà moderna, diviene il giusto punto di unione della storia.

Silvia Montemurro è una giovane scrittrice di Chiavenna in provincia di Sondrio. Collabora con la rivista “confidenze” scrivendo racconti, inoltre insegna teatro nelle scuole. Autrice ormai lanciata, deve l’esordio al noto premio Calvino, che segnalò il suo testo divenuto poi il romanzo “L’inferno avrà i tuoi occhi”, a cui hanno seguito altre pubblicazioni. L’orchestra rubata di Hitler è il quinto della sua ottima produzione.

”Ma la musica è come il vento. Non la si possiede. La si sente e basta. Al massimo si può imparare a suonarla.”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.