Pastorale americana

Pastorale americana, di Philip Roth.
Pastorale americana, di Philip Roth.

Pastorale americana è un titolo che pare condurre a un qualcosa di religioso e per certi versi lo è. Non è invece altro che il buio, il quale circonda l’assoluta ricerca di una perfezione di vita, secondo un modello che non è vincente per tutti. E una famiglia si dissolve.

Seymour Levov è alto, biondo e di bell’aspetto, lo chiamano “lo svedese”. Eccelle magnificamente in molte attività sportive, una sicurezza e una vitalità che viene ammirata da molti e diventa una specie di eroe scolastico. Una perfezione che lo proietta verso un grande futuro, poi il matrimonio con la bellissima Miss New Jersey, che sancisce la suo essere inarrivabile per gli altri.

Nonostante il soprannome le sue origini sono ebraiche. Il padre, immigrato negli USA, riesce ad avere fortuna con una fabbrica di guanti, di cui Seymour eredita la gestione. Poi la vita disegna i suoi punti, portando sempre a un nuovo paragrafo e l’apparenza di perfezione diviene triste realtà.

L’America, che sorride al suo sogno, mostra anche la faccia più cruda di se stessa e il Vietnam spinge molti giovani a ribellarsi alla società e alla famiglia. Lo stesso fa la giovane figlia di Seymour, capace addirittura di far esplodere un ufficio postale provocando un morto.

Tutta la storia viene narrata dal fratello minore dello svedese, durante un ritrovo di ex alunni della scuola. Chi raccoglie la vicenda e Nathan Zuckerman, ovvero la rappresentazione dello stesso scrittore Philip Roth.

La pastorale di Roth:

La vicenda è ovviamente immaginaria, ma la sostanza no. Il romanzo affronta, con il termine di “Pastorale Americana”, quell’idea di mito americano, di sicurezze e potenza protetta dal quel mondo borghese che crede di essere immune da tutto. Invece Roth ci propone il bluf, così forte da investire la società, accentuandone le sue contraddizioni, portate in risalto dai personaggi del romanzo.

Bisogna ammetterlo, non si tratta di un libro semplice da leggere. Un romanzo che è in gran parte un’analisi cruda del mondo americano, un vero e proprio sunto sociologico dell’America degli anni ‘60 e ‘70, in cui la pura narrazione diviene un contorno che la completa. Sullo sfondo un paese che da sempre considera l’apparenza privata più importante del bisogno collettivo.

Philip Roth è stato uno scrittore americano, di quella categoria che ha sempre prodotto costantemente lavori di alto livello. Come il protagonista di questo romanzo, anche Roth è figlio d’immigrati di religione ebraica, provenienti da quella zona europea fra la Polonia e l’Ucraina denominata Galizia.

Racconta prevalentemente il suo New Jersey, in una pervadente visione autobiografica, pur non scrivendo direttamente di sé. In questo l’unica concessione è l’uso di un personaggio che lo rappresenta: Nathan Zuckerman, presente anche in altri romanzi.

Abbiamo detto è stato, perché Philip Roth è morto nel 2018 a New York. Considerato fra i più grandi romanzieri della sua generazione, è riuscito a ottenere alcuni premi importanti. Con Pastorale americana ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa del 1998. Il suo nome è stato anche proposto per il Nobel per la Letteratura, senza un vero seguito.

“Perchè le cose sono come sono?”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.