Poeta al comando

Poeta al comando, di Alessandro Barbero.
Poeta al comando, di Alessandro Barbero.

Il poeta al comando osservava il porto deserto della città di Fiume dalle finestre del palazzo. Gabriele D’Annunzio, come un bambino capriccioso, si ostinava a non voler andare a pranzo dal senatore Cosulich, solo che lo aveva promesso. Senza i soldi di Cosulich il suo governo non sarebbe durato una altra settimana e il senatore, pur considerando D’Annunzio un grand’uomo, aveva compreso che del mondo moderno non ci capiva niente.

Stavolta Giolitti aveva mollato lui e i suoi arditi, firmando il trattato con la Jugoslavia a Rapallo. Il governo del re ordinava, per tramite del generale Caviglia, a tutti i componenti delle Regie Forze Armate di rientrare senza indugio e liberare lo stato di Fiume. Ma per alcuni arditi l’unico che aveva l’autorità di rappresentare il governo del re era il comandante Gabriele D’Annunzio.

Il poeta soldato:

Un romanzo storico che deriva da una vicenda molto particolare, che vide protagonista il Vate Gabriele D’Annunzio. Un poeta, un uomo dagli ideali forti, dalle idee interventiste e soldato volontario durante la grande guerra del 1915-1918. Non un personaggio qualunque, il quale invise i trattati di Parigi che impedirono all’Italia di riprendere possesso dei territori istriani e di Fiume alla fine del conflitto mondiale. Non fu proprio una sua idea specifica, ma venne invogliato, stimolato anche dal tradimento verso la nazione. Accettò di guidare un gruppo di granatieri, a cui si unirono molti altri soldati, per la conquista di Fiume. Proclamò l’annessione al regno d’Italia e poi lo stato indipendente. Tenendo sempre informato un uomo di cui aveva consideazione e speranza, un certo Benito Mussolini che stava crescendo politicamente. Gli eventi non si risolveranno come D’Annunzio voleva.

Il romanzo è in realtà una narrazione. Chi racconta è un certo Tom Antongini, segretario del poeta. Anche se forse non è immediato comprenderlo, si tratta del racconto fatto a Salò nel 1944 proprio dal segretario del poeta, il ricordo di quei mesi del 1920 al governo della città di Fiume o meglio degli ultimi giorni di quella vicenda. Per quanto riguarda il poeta non ne esce certo il quadro di uno statista, casomai di un sognatore che crede di comandare. Sognatore nel senso che s’illude di essere, ma non basta crederlo e la rappresentazione triste del porto di Fiume, che nella pratica non lavora più, illustra più di ogni altro dato il fallimento. Un fallimento che idealmente preannuncia quello più tragico del fascismo, che il poeta vede con favore e di cui sarà anche ispiratore.

Un romanzo storico ha il vantaggio-svantaggio di non pretendere il colpo di scena. La storia quella è, non dobbiamo attenderci cose diverse. Tutto il gioco narrativo deve stare intorno ai fatti noti, muovendosi all’interno dei presupposti o nella mente dei personaggi. Per certi versi ci muoviamo nella mente di Gabriele D’Annunzio, non proprio in prima persona ma per l’interposta valutazione di Tom. L’uomo che ne esce non porta lustro al poeta, più concentrato sull’essere esteta, sul sesso e sul sogno inutile.

Uno storico, uno scrittore:

Alessandro Barbero, notissimo storico, accademico e scrittore italiano. Celebre soprattutto per i suoi interventi nel programma di divulgazione Superquark e per i numerosi video, presenti su Youtube, tratti da conferenze o lezioni di storia. Particolari, infatti, sono le sue lezioni pubbliche sulla storia del Medioevo o su questioni militari del passato. Per quanto riguarda lo scrittore ha sicuramente prodotto molto, fino a raggiungere il premio Strega nel 1996 con il romanzo “Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo”.

“Poeta al comando” in realtà non è una produzione recente, venne edito dalla Mondadori, nella collana Scrittori italiani e stranieri, nel 2003 e ora riproposto da Sellerio nella collana La Memoria.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.