La quadratura del cerchio

La quadratura del cerchio, di Maria Lucia Martinez.
La quadratura del cerchio, di Maria Lucia Martinez.

La quadratura del cerchio è sempre stata un’utopia ricercata dall’uomo da molto tempo. Da Vinci, con un sotterfugio grafico, la propose con l’uomo vitruviano. La quadratura del cerchio rimane sempre nell’idea di chiudere elementi apparentemente dissonanti in una perfetta logica naturale.

Una colonna di fumo nella riserva naturale. Cosimo cura il gregge e insegue il cane che è attratto da quel fumo. Dal fumo un’esplosione. Una macchina a fuoco e forse qualcosa o qualcuno dentro. Cosimo avvisa il 113, era preso da un’ansia che “te la raccomanno”.

Il commissario Marco Rapisarda viene chiamato all’indagine. Un commissario particolare che non ama le grandi città ma è costretto a vivere a Roma; con la sua cinquecento abarth degli anni ’60 e un bulldog inglese di nome Pippo; tante perplessità nei riguardi delle competenze professionali delle donne, compatibili solo con alcune mansioni specifiche.

Il noto stilista Uberto Grazioli (noto a tutti meno che a Rapisarda) scompare dalla sua villa monumentale nei pressi di Roma. Viene trovato tanto sangue fra la camera e il bagno, ma non si sa di chi è veramente quel sangue e quindi chi può essere la vittima, solo la sorella crede ciecamente gli sia successo qualcosa di grave.

La vita di un commissario è ricca di lavoro e i casi su cui lavorare si susseguono: un certo Manlio Drosi, uscito da circa un anno per buona condotta e che da giovane faceva il tenore; poi la signora Pellegrini, di anni settanta; Gilda Anceschi, un soprano ormai a riposo e il signor Sposito che aveva i suoi bei grattacapi. Musica e moda si sovrappongono in modo clamoroso

La quadratura del giallo:

Quando le cose si fanno complesse le menti semplici riescono a vederci più chiaro. Un commissario siculo fino al midollo ma mente semplice, che semplicisticamente riassume tutto su schemi precostituiti, a volte preconcetti, che lo portano dove vuole.

Ci siamo spostati sul giallo classico, pertanto non è possibile dire più di tanto. Un giallo con degli elementi classici del genere e una spigliatezza del linguaggio che lo rendono particolare. Non di quei gialli all’americana ma nemmeno un commissario Coliandro con la testa fra le nuvole.

Da sottolineare le frasi streuse, che rendono il tutto di una sicilianità accattivante. Pur non essendo una novità nel genere mi ha affascinato il come sono proposte e portano al limite del thriller il testo. A voi scoprire cosa sono.

Poi la scelta di un protagonista tendente alla misoginia: niente donne, niente complicazioni. Si tratta di una scelta affatto banale, perché il rischio è sempre quello di essere fraintesi. Infatti si gioca, nel rapporto fra sessi, sul politicamente scorretto con la giusta ironia: assolutamente nulla di fuori luogo, anzi l’opposto come la diatriba se l’arancino sia masculo oppure no. E poi, l’amore.

Maria Lucia Martinez, un’autrice che a molti non dirà nulla di particolare, una signora che ha già avuto, nell’ambito della letteratura gialla, un periodo florido che poi per vari motivi ha abbandonato.

Quindi fino a non molti anni fa era una signora in giallo e fortunatamente è tornata grazie ad un editore satellite, LibroMania, che ruota intorno alla più nota DeA. Un nuovo esordio non male, considerato che alcuni dei loro autori hanno avuto l’opportunità di passare di gradino e qualcuna, di cui ho già parlato, ha raggiunto anche una buona notorietà. Mi sembra un ottimo auspicio.

Comunque ammetto di essere d’accordo con il commissario Rapisarda: che minchia è ‘sta pussycat bow?

Massimo Fusai. Segui su Instagram.