Se Arianna

Se Arianna, di Anna Visciani.
Se Arianna, di Anna Visciani.

Se Arianna. Tutto è insito in quel “se”, il quale ha un valore condizionale e ipotetico, che definisce i confini di una realtà innegabile e tutti i limiti della nostra esistenza come esseri sociali.

Due figli diversamente abili, nel senso che hanno delle abilità, ovvero delle capacità umane che l’altro non possiede. Uno è bravissimo nel disegno, l’altra dotata di una sensibilità canora superiore. All’opposto il ragazzo è stonatissimo e la ragazza negata con le matite. Vivono appieno la normalità di esseri umani, che hanno la possibilità di eccellere in qualcosa.

Arianna no. Arianna è celebrolesa. Non ha nessuna abilità. Dipende in tutto dall’impegno e dall’amore dei due genitori e dei due fratelli. È rimasta piccola, un mini adulto nel fisico.

Appare, in tutto il suo significato, l’assurdità di forzare nel “politicamente corretto” una condizione che non esiste. Arianna non è diversamente abile, come in generale si vuole far dire, non è neppure solo diversamente. Si palesa, nella sua concretezza, tutto il dramma insito nell’evidenza che non potrà  esistere una guarigione di sorta.

Non è possibile raccontare Arianna senza passare per coloro che le stanno intorno. Le giornate, la vita familiare narrata dagli stessi componenti, che si sviluppa senza quella pianificazione che solitamente creiamo perché possiamo controllare noi stessi. Fino alla domanda fondante: perché proprio a me, nel caso specifico, perché proprio a lei.

Se Arianna, un libro diversamente normale:

Ancora una storia che affronta un disagio. Ho avuto modo di parlare di romanzi che s’immergevano in temi complessi e difficili inerenti le dinamiche della nostra mente. Ma qui siamo di fronte ad altro disagio, inoltre non è un romanzo puro e semplice.

Partiamo dalla struttura: è un libro impostato come una sorta di scrigno delle confidenze, in cui ogni componente della famiglia confida il suo io di fronte al rapporto con Arianna e di fronte alla vita stessa. Ogni capitolo è la narrazione di un componente della famiglia, a partire dalla madre Anna, che apre a noi il suo reale e le sue angosce, le vicende di vita e i pensieri intimi, la sofferenza di madre.

Non viene raccontata solo la storia di una bambina con un grave handicap, derivato da un’emorragia celebrale dopo un parto prematuro effettuato d’urgenza. Si affronta quella che diviene la solitudine di una famiglia, in quella che l’autrice definisce la fuga affettiva delle persone vicine o del rapporto con “gli altri”.

Gli altri siamo tutti noi, con le nostre meschinità, le sensibilità più o meno assenti. Le difficoltà dovute a chi non si fa più sentire o approfitta dietro le spalle. Non mancano, fra questi “altri”, chi lavora con abnegazione o intuisce la fatica di quella quotidianità.

Inadeguatezza: questa la sensazione che si prova leggendolo. Inadeguatezza, perché ci si scopre incapaci e terrorizzati, colpevoli persino. Fuggiamo da queste realtà lasciando soli chi le deve affrontare per forza di cose. Le rifiutiamo, inseguendo sempre e solo bellezza e successo. Ma le medaglie hanno sempre un rovescio e Anna le mette davanti ai nostri occhi.

Anna Visciani è l’autrice straordinaria di questo libro, che ha il grande dono d’insegnarci veramente qualcosa. È l’Anna di questo libro, una storia vera e personale. Si descrive semplicemente come mamma e moglie, in quanto ha lasciato il lavoro di neuroradiologo per seguire la figlia primogenita Arianna.

Il testo, edito da Giunti, è un esordio letterario vero e proprio. Non si tratta di un esordio recente, la prima pubblicazione è del 2014, ma pur sempre un bell’esordio. Dato che a me piace seguire gli esordi, sia quelli celebri che quelli meno conosciuti, ho ritenuto doveroso, in particolare per il tema trattato, raccontarlo nel mio blog.

Fermarsi alla pappa e alle coccole e non arrivare al concetto di Dio.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.