Trans-Sibérien

Trans-Sibérien, di Denise Antonietti.
Trans-Sibérien, di Denise Antonietti (foto dell’autrice).

Trans-Sibérien, un treno, un’avventura. Parigi, anni ’30. Roger Langlois sa che dietro all’orrendo quadro nella casa di Orlov, si cela un tesoro, gingilli che in realtà non dovrebbero trovarsi là dentro. Roger Langlois non scherza, lui sta rubando.

Alla Gare du Nord Elise Cunning, vedova Orlov morto per un attacco di cuore, era in partenza con il notturno per Berlino. Non erano bei tempi per viaggiare in Europa. Nella capitale tedesca avrebbe preso una stanza in affitto prima di proseguire per la Russia, dove si recava per poter spargere le ceneri del marito nella sua Siberia.

Prima doveva fare tappa in una banca berlinese, per ritirare i beni di una cassetta del marito. In banca però scopre di non avere il diritto di ritirare quella cassetta. Qualcuno di conosciuto, un tizio di nome Richard Leroy, va in soccorso della donna e lo fa con in mano un’autorizzazione speciale carica e con il colpo in canna.

La cassetta conteneva documenti particolari, il marito di Elise nascondeva un segreto e non era morto per un attacco di cuore. In un treno per Mosca, zeppo di ufficiali nazisti, la realtà prendeva forma e investiva l’oro dei Romanov.

Un treno per la Siberia:

Un romanzo breve, questa in sintesi la collocazione di Trans-Sibérien. Centocinquanta pagine in cui tutto si concentra, creando un ritmo intenso nella narrazione e senza tralasciare nulla, come una corsa in treno. Un vero e proprio piccolo vortice che mantiene serrato tutto l’andamento dell’avventura. Il nome della collana è molto esplicito: “pochepagine”. Una scelta interessante e rischiosa (forse), perché non sempre nelle botti piccole troviamo il vino buono.

Il rischio principale di un romanzo breve, potrebbe essere quello di stare troppo in superficie senza approfondire, del resto quel centinaio di pagine che mancano dovrebbero servire a quello, e quindi lasciare insoluti alcuni passaggi fondamentali. Insomma, aspetti delicati che possono portare a non capire o a creare veri e propri disaccoppiamenti narrativi.

Però se l’autore riesce a evitarlo, come in questo caso, possiamo trovarci davanti a piccole chicche da leggersi in una giornata. Ho avuto già modo di trattare un romanzo breve interessante e adesso sono lieto di portarvi a conoscenza di una seconda opera di quel genere molto valida.

È una specie narrazione lilliputziana, in cui tutto è concentrato e essenziale: i dialoghi, le vicende, le descrizioni, poi antefatti ed epiloghi. Tutto con una coerenza che dimostra una preparazione puntuale alla storia. Parigi, poi Berlino, la Russia non descritta come un magico regno di ghiaccio dove cade sempre la neve. Le descrizioni dei palazzi, le stazioni e i grandi viali offrono un’idea di conoscenza dei luoghi… e chissà non li conosca realmente.

Per ultimo una puntualizzazione sullo stile. Ho notato una velata e apprezzabile ironia di sottofondo, una voglia di giocare con gli avvenimenti e con l’avventura senza mai trascendere nel grottesco, aspetto che rende non noiosa la lettura. Bello il modo di porgere la vicenda, non s’infila in scopiazzature e la storia mantiene una linea sicura che, in definitiva, è piacevolmente guidata dai vari colpi di scena.

Trans-Sibérien gira intorno alla nota vicenda della morte dei Romanov per opera dei bolscevichi in quella che venne chiamata la rivoluzione di ottobre russa (che poi non era in ottobre). Il misterioso tesoro scampato alla confisca di Lenin e che tanta cinematografia ha ispirato, fra cui “Anastisia” con Ingrid Bergman e Yul Brynner. E più o meno così mi sono immaginato i protagonisti.

Denise Antonietti, autrice non professionista di origini bellunesi. Di lei sappiamo che vive in Campania, ha studiato archeologia e ha svolto già molte attività pur essendo ancora giovane. Deve la pubblicazione al Premio Nazionale di Narrativa VALERIO GENTILE, che ha portato questa esordiente nel ricco panorama nostrano composto da scrittrici interessanti. Adesso speriamo di poterla vedere, in futuro, con opere più strutturate, ma se il buongiorno si vede dal mattino, credo che scopriremo altro di lei.

«Non vi preoccupate, mademoiselle. Ce l’avete fatta».

Massimo Fusai. Segui su Instagram.