L’ultimo treno della Patagonia

L'ultimo treno della Patagonia, di Paul Theroux.
L’ultimo treno della Patagonia, di Paul Theroux.

L’ultimo treno della Patagonia è l’ultimo nel senso più letterale, in quanto a Esquel il mondo finisce. In realtà non finisce veramente il mondo a Esquel, ma un lungo viaggio in treno.

Siamo negli anni ’70. Parte da Boston, su quel treno locale dove c’erano anche persone che non andavano a lavoro, lo dicevano le dimensioni dei bagagli al seguito. Nemmeno lui prendeva il treno per lavoro, ma forse anche viaggiare somiglia molto a un lavoro, almeno nell’impegno mentale di chi sa veramente viaggiare.

Un viaggio, un treno, anzi tanti treni. Da Boston fino in Texas, poi il Messico e il Gatemala, quindi il Salvador e giù ancora per la Colombia, le Ande e gli altopiani, l’Argentina e infine la Patagonia.

L’ultimo treno della Patagonia è molto più del classico libro di viaggio, è uno sguardo attento su culture e stili di vita. Il racconto è come il viaggio, si svolge secondo tempi che non vengono comandati dalla persona, proprio come il treno. Sono le persone, le storie, che sferragliano al pari delle vecchie carrozze su cui si muove per migliaia di chilometri.

I volti, la gente, come i tifosi di calcio nel Salvador, ammesso che vogliamo chiamarli tifosi; oppure il prete di Cali, in Colombia, che tanto prete non era; Jorge Luis Borges a Buenos Aires.

Il tutto accompagnato da treni dai nomi affascinanti: El Panamericano, l’Estrella del Norte, l’espresso de Sol. L’ultimo treno non aveva un nome, perché troppo insignificante per averne uno e attraversava la Patagonia fino all’ultima destinazione.

Il viaggio in un libro.

Questo libro mi venne regalato da amici, con tanto di dedica, prima di partire per la Cambogia. Lo fecero perché parlava di un viaggio e io in quel periodo viaggiavo molto, quindi per loro era un dono attinente alla mia vita. Indipendentemente da questo dettaglio personale, questo libro ha un forte orientamento al viaggio e, forse, può essere più facilmente apprezzato da un viaggiatore. Attenzione, non turista, viaggiatore.

Non vedetela come una presunzione, nemmeno che sia un aspetto adeguato a una setta di iniziati. Il motivo è molto più superficiale. Un libro di viaggio non ha serial killer, ispettori saccenti, non troverete colpi di scena e nemmeno finali a sorpresa. Un libro di viaggio parla solo del viaggio e il vero valore sta nel suo insegnamento finale, che la fine di un viaggio non è mai triste.

È da considerare normale che un romanzo simile non si veda nella top ten delle vendite assolute, è raro trovarli fra i grandi bestsellers della narrativa, ma a volte divengono dei riferimenti e in alcuni casi delle vere pietre miliari. L’ultimo treno della Patagonia è la luce diretta di uno scrittore che è stato un grande viaggiatore.

Paul Edward Theroux, nato a Medford nel Massachusetts nel 1941. Ha qualcosa del nostro paese, dato che la madre era italiana e ha pure svolto degli studi a Urbino. Ha insegnato per molto tempo in Africa e collaborato con missioni umanitarie. Il viaggio lo ha posseduto nell’anima e nella penna, pubblicando molti romanzi e saggi sul tema.

“Il paesaggio cambiava, i villaggi rimanevano uguali. A un certo punto ti viene da pensare: qui ci sono già stato.” Quante volte l’ho pensato anche io.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.