Una storia disonesta di furfanti, gatti, commissari e altro ancora

Una storia disonesta di furfanti, gatti, commissari e altro ancora, di Daniela Frascati.
Una storia disonesta di furfanti, gatti, commissari e altro ancora, di Daniela Frascati.

Una storia disonesta, che inizia con due quadri di valore in una villetta in stile neoclassico a Regent’s Park, a Londra. Un Gauguin e un dipinto meno noto di Pierre Bonnard. I proprietari devono fare installare un antifurto per difendere i due beni di grande valore. Un omone grande e grosso, che si fa chiamare con il nome di Ruby Handle, coordina una squadra di due uomini, i quali armeggiano con vari dispositivi. Ruby elenca i pregi dei loro sistemi, parificati a quelli dei grandi musei.

Un tè. Il tempo di preparare un tè e i quadri spariscono assieme alla squadra di installatori. La refurtiva viaggia fino a Calais, poi su di un treno assieme ai tre rapinatori in direzione Parigi. La destinazione finale è Roma, per siglare una pace definitiva con alcuni ambienti malavitosi.

Ma al controllo di frontiera di Domodossola, il panico. I due ladri che accompagnano Ruby si fanno prendere dalla paura e in maniera stupida vengono arrestati. Ruby tenta di seguirli per capire cosa sta succedendo, scende dal treno un attimo ma questi riparte senza di lui. Il panico aumenta, quelle tele ora viaggiano da sole in direzione di Torino.

Storia disonesta, eccetera, eccetera…

Una storia disonesta…: il primo pensiero, leggendo il titolo, è andato verso una simpatica canzone del 1977, del cantautore romano Stefano Rosso, che iniziava: Si discuteva dei problemi dello stato / Si andò a finire sull’hashish legalizzato… Ovviamente il romanzo ha non nulla a che vedere con i temi messi nel brano, però gli anni sono quelli e persino lo spirito di fondo è simile. Anni semplici e nello stesso tempo ricchi di intensa partecipazione, tragici e ingenuamente leggeri.

Un romanzo molto sopra le righe, di una ironia perfetta, che inizia a Londra ma si sviluppa a Roma. Una storia divertente, anche, capace di giocare sui ruoli e sulle persone, di mescolare personaggi molto caratterizzati e situazioni al limite del grottesco, ma l’umanità è tendenzialmente grottesca. Persino i commissari e i gatti divengono parte di questa commedia di vita e il periodo scelto (gli anni settanta) rendono possibile di tutto e di più. Forse solo chi non li ha conosciuti non può capire.

Nonostante proprio l’idea di anni settanta, definita dall’autrice per la storia, leggiamo fra le righe una Roma che pare molto attuale: di una bellezza disfatta, in cui si notavano incuria e mondezza, oppure angoli che parevano quadri di De Chirico. L’idea delle manifestazioni di quegli anni e la polizia che menava chiunque (ed era vero), di destra o di sinistra, e per quanto riguarda i grandi misfatti bastava che non dessero fastidio a chi conta.

Persino il modo di narrare e fare parlare i personaggi rende gustoso il tutto. J’avemo fatto… j’avemo detto… in quel gergo romanesco che molto ricorda le sottolineature del comico Maurizio Battista, ma non per irriverenza verso il testo, caso mai proprio perché il lettore si riconosca in quel modo di esprimersi.

Giochiamo anche con l’autrice:

Prima ho giocato un po’ sul titolo, adesso ne faccio un secondo e riguarda la lunghezza. Non è tipico per un romanzo avere con un titolo così lungo e articolato, per i più esperti di cinematografia potrebbero rammentare i film di Lina Wertmuller. Direi che qui un piccolo parallelo lo possiamo mettere in campo. Un titolo così sviluppato rappresenta un fondo ironico, il quale ci annuncia già che di banale “all’interno” non troviamo niente… e infatti.

Daniela Frascati è l’autrice di questo romanzo. Toscana di nascita e romana di vita. È stata assistente parlamentare per un gruppo politico alla Camera dei Deputati, senza citarlo ma è abbastanza facile da capire quale. Ha lavorato in radio e curato periodici d’informazione. Non è al suo primo romanzo, anzi ha scritto tanto e persino in compagnia di nomi noti della letteratura italiana.

“So’ proprio scrausi ‘sti carosellari…”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.