Leoni in quanto hanno inseguito l’idea dell’impresa commerciale come si insegue una preda per farla propria e divorala; i leoni di Sicilia, perché il leone era presente nell’insegna del loro negozio a Palermo dove smerciavano spezie. Proprio come predatori in cerca di spazi nuovi dove nutrirsi la famiglia Florio abbandona la Calabria, a bordo di uno schifazzo, per approdare a Palermo: una vera città dove potersi esprimere.
I fratelli Paolo e Ignazio, poi Giuseppina che non voleva sapere di lasciare la terra natia, ma in quanto donna è costretta a seguire il marito Paolo. Con loro in piccolo Vincenzo, che più di tutti diverrà il vero leone della famiglia.
Le vicende umane, la storia siciliana e italiana si intrecciano in questo affresco affascinate di quella che sarà la famiglia più potente dell’isola. Ma nulla è giunto loro senza fatica e determinazione.
L’autrice è splendida nell’immergerci in una Sicilia antica ma che rappresenta una modernità difficile da immaginare, eppure ben realizzata. Una modernità la quale, viste le problematiche attuali dell’isola legate anche alla presenza della criminalità di stampo mafioso, si è persa dietro l’annosa questione meridionale.
Stefania Auci, una trapanese bravissima. È l’ennesima scrittrice siciliana capace di sorprenderci con la sua scrittura, pur non avendo alle spalle una lunga carriera di romanzi. La sua prima pubblicazione è del 2015. I Leoni di Sicilia è divenuto un caso letterario dopo un passaggio estero che ha mostrato il valore del testo e solo successivamente da noi.
Il libro è risultato in testa alle vendite per tutta l’estate del 2019, nonostante il quasi dominio assoluto del vincitore del premio Strega di quest’anno. Nel libro non c’è vera suspense, ma la storia che rappresenta è da leggere fino in fondo.
Per me il romanzo migliore dell’anno appena passato.