Onde, quelle che s’infrangono nella mente e sulle spiagge della Costa Rica. Che vanno e vengono, consegnano e portano via. Al pari di una ruota che gira.
Nepal 1998: Il cielo dimorava immenso sopra le loro teste. Una vastità di piccole luci incastonate nel nero della volta celeste. Elena era estasiata da quella vista grandiosa e romantica insieme. Robert, il marito, guardava con indifferenza e pazienza quell’insieme di bagliori che considerava insignificanti. Lorenzo aprì una sacca che portava a tracolla, estrasse dall’interno una borraccia da un litro contenuta in un involucro termico. Li invitò a bere. Gli occhi erano rivolti in alto nel tentativo di riconoscere i Gemelli. Una strana sensazione iniziò a prendere Elena. La nebbia apparve fra le stelle, Castore e Polluce sparirono dentro un improvviso caos che le sconvolse la testa.
Costa Rica 2014: Pierrick viveva un momento di soddisfazione particolare. Era giunto a Puerto Viejo de Talamanca portandosi dietro una valigia con le ruotine e un cellulare spento, non tanto per la vacanza, quanto per il significato rappresentato da un contesto comprensibile solo a lui e a nessun altro. Alla sera, dalla spiaggetta accanto a un bar, giungeva il rumore sommesso delle onde. Aveva già conosciuto le onde della Costa Rica e ne era rimasto affascinato, le percepiva come un saluto sussurrato e di accoglienza. Nei pressi del bar erano presenti, immersi nella musica di Bob Marley, tre mediocri banchi gestiti da altrettanti venditori. In uno di questi conosce Walter, un italiano trapiantato in quelle coste. Gli incontri serali fra loro, in un coinvolgimento fondante e risolutivo.
Onde negli scogli della mente:
Onde, perché? I motivi sono vari: perché sono belle e seducenti; perché sono giocose, anche per chi fa surf; perché inarrestabili e s’infrangono indifferenti su ogni superficie; perché sono il simbolo delle cose che vanno e che vengono; perché le onde riportano a riva ciò che credevi di aver buttato lontano.
Onde è un romanzo thriller, in cui il moto ondoso guida la mente indifesa, allo stesso modo della marea che sale e scende continuamente. Un thriller basato su un incontro, chiacchiere serali in una conoscenza che apre a un’amicizia difficile da prevedere ma impossibile da arginare. Due protagonisti in un gioco di ruolo inatteso. Un Thriller, dicevo, ma non nel senso classico o per lo meno non lo è in tutto il romanzo. La trama si sviluppa secondo aspetti psicologici. I due protagonisti si conoscono e lentamente si scoprono, oppure lentamente si nascondono nella loro essenza, fino a portare alla luce la verità e le sue conseguenze.
Può sembrare strano parlare di un incontro. Gli incontri fra persone sconosciute possono condurre a sorprese davvero grandi e in questo dettaglio, la mia consapevolezza di viaggiatore, mi porta a concludere che spesso è così. Resta ovvio che non tutti gli incontri sono interessanti, da scrittore voglio sperare che quello narrato lo sia. Il dialogo si sviluppa sulle esperienze di vita, in cui il mondo e la storia si mescolano creando una commistione per condurre il lettore a domandarsi “ma dove si vuole arrivare?”.
Ecco, arrivare è l’obiettivo, anche se il gioco in questo caso è tutto da definire. Insomma, come accenna la quarta di copertina, perché Pierrick è Walter si conoscono? Perché proprio nella lontana Costa Rica? Nel contesto si muovono anche altri personaggi, non proprio di contorno. Il loro passare dentro la storia rende valore agli stessi due protagonisti e saranno loro a completare l’opera necessaria a rivelarli.
Onde, il romanzo:
Il romanzo, credo si sia capito, è il mio. Chi leggerà il libro forse si chiederà per quale motivo ho scritto una storia così particolare (questo pensiero lo potrà avere solo dopo averlo veramente letto…). Ebbene, la spiegazione è presto rappresentata: nasceva dal desiderio di poter raccontare le mie esperienze di viaggio, che in questo caso sono messe in bocca a quel tal Walter, anche se io non ho certo svolto la vita che lui narra (e anche qui si può capire il senso solo dopo averlo letto…). Però posso garantire che gran parte delle vicende che trovate scritte sono vere e le ho vissute così come sono descritte, solo l’adattamento è stato sistemato perché coincidesse con il vissuto del personaggio. A dire il vero non tutte le cose che racconta Walter sono mie vere esperienze di viaggio, quindi lascio al lettore la curiosità di provare a scoprire quali sono quelle vere e quali invece sono varianti necessarie al romanzo. Anche le ambientazioni, ovvero il Nepal e la Costa Rica, sono il frutto di viaggi in quelle zone e i tre venditori del romanzo li ho conosciuti veramente, ma erano tutt’altre persone.
In tutto questo anche il contesto storico, sia quello nazionale italiano, sia quello internazionale. Il mondo cambia e le persone allo stesso modo. Purtroppo noi esseri umani possiamo giungere a dei livelli di estraneazione molto alti, rendendo possibili comportamenti aberranti. Se non fosse così in che modo si spiegherebbe l’esistenza dei dittatori, dei lager nazisti o i gulag sovietici, di Tomas de Torquemada, delle persecuzioni razziali o dei popoli, della guerra in quanto tale.
massimo Fusai, ovvero io:
Certo che, per chi conosce il blog qui presente, presentarsi sia inutile. Però, seguendo le rigide regole della comunicazione, svolgerò di nuovo questo banale servizio personale: mi chiamo Massimo Fusai, ma già lo sapete. Sono un giovane nato nel 1963. Vivo ad Arezzo con mia moglie Luciana e lavoro a Firenze come tecnico informatico. Appassionato di storia, astronomia, musica, viaggi (tanti, in passato) e soprattutto libri. Gestisco un canale Instagram e questo blog letterario, dove non pubblico vere recensioni, ma spunti in merito ai libri che leggo. Il romanzo in questione, di cui in modo sfacciato propongo il link di acquisto, non è il vero esordio letterario, ma questa è tutta un’altra triste storia.
Uscì dall’acqua soffermandosi sulla battigia, rapito da quelle scorribande anarchiche di tavole. Pareva proprio che le onde avessero una parola di amicizia per tutti.