Acque cattive

Acque cattive, di Chiara Forlani.
Acque cattive, di Chiara Forlani.

Acque cattive, quelle fangose dell’alluvione, quelle melmose fatte di morte.

Legata stretta a una sedia, guardava il sangue che si allargava in una pozza ai suoi piedi. Chi l’aveva aggredita era stato crudele, aveva scelto una fine lenta. Aveva aperto la porta non sospettando che chi entrava in casa era la morte. L’aveva immobilizzata e sussurrato la propria sofferenza provocata da lei. Inutili le preghiere, non aveva senso discolparsi o chiedere pietà. Piccole stiletto in ogni parte del corpo e i sangue fuoriusciva.

Acqua dal cielo. Acqua ovunque. Da due settimane pioveva senza sosta, implacabile e torrenziale. Dalle radio gli annunci, il Po aveva superato in altezza il livello mare ma la marea lo frenava. La gente lavorava sugli argini con i sacchi di sabbia, per tentare l’impossibile. Attilio Malvezzi aveva i sensi in allerta e fece arrivare i genitori sulla terra ferma dall’isola bianca, circondata dalle acque impetuose del fiume. Gli argini cedettero nella vicina area del Polesine, l’inondazione giunse incontrollabile.

Acque cattive sul serio

14 novembre 1951. Il Po esonda nella zona del Polesine e di una vasta area a nord di Ferrara. Una tragedia di enormi dimensioni, che avrebbe segnato la memoria collettiva della nazione per tanti anni. Un enorme lago di acqua melmosa alta metri, il fiume si era preso spazi ampi trascinando di tutto: cose, cadaveri di animali e uomini. Non esisteva ancora la protezione civile, pertanto i soccorsi e le attività conseguenti furono non particolarmente organizzati. Le difficoltà per gli aiuti sproporzionati per l’epoca, i morti e i dispersi tanti.

Questo l’ambito storico del romanzo, la narrazione invece segue anche una indagine per omicidio, una donna uccisa con numerosi colpi di lama e scoperta proprio nel giorno della tragica alluvione. Il gioco dell’indagine, in quanto chi aiuta i carabinieri è un cittadino speciale, si pone in primo piano senza prendere il sopravvento sul dramma dovuto alla sciagura. Non solo, il mistero della trama viene complicato anche dal salvataggio di un ragazzo con un gattino, aggrappato su di un albero a causa dell’invasione di acqua. Un ragazzo che ha perso la memoria e che viene chiamato temporaneamente Matteo, il quale viene accolto in casa del protagonista.

Attilio Malvezzi (il protagonista senza essere eroe), detto il foresto per gli anni vissuti da vagabondo dopo la seconda guerra mondiale, con il suo proiettile nel cranio che gli permetteva di percepire i pericolo e i sentimenti della gente. Un uomo alto, robusto e gran lavoratore, pieno d’iniziative e dal cuore grande. In quei giorni era impegnato con il proprio imminente matrimonio con Adele. L’amicizia con il maresciallo Zeri lo obbliga a seguire l’indagine in aiuto dell’amico carabiniere, già sommerso d’incombenze per via dell’alluvione.

Acque buone per un romanzo

Questo romanzo è l’ultimo di una ricca trilogia che vede il personaggio del foresto come protagonista. Anche in questa storia ritroviamo tutte quelle figure che hanno reso vivaci le vicende dei precedenti due romanzi. Quindi la famiglia Malvezzi, che viveva nell’isola bianca (un grumo di terra coltivata in mezzo al fiume Po che oggi non esiste più); Adele la promessa sposa, la quale in questa vicenda ospita i propri genitori provenienti dal sud Italia per il matrimonio con Attilio (forse?); il maresciallo Zeri, comandante della stazione dei carabinieri di Pontelagoscuro, località che “nella fattispecie” si salverà dall’esondazione. In un progetto che vede una collana di romanzi è importante entrare in confidenza dei personaggi, da riconoscere come amici di tutti i giorni.

Un mondo lontano dalle nostre attuali visioni e non solo in quanto siamo calati negli anni cinquanta del secolo 1900. Un libro che ci porta a conoscere aspetti per noi fuori da ogni considerazione, come per esempio l’ambito della prostituzione nelle case di tolleranza (che hanno visto la loro fine nel febbraio del 1958). Un tema che viene affrontato senza moralismi o falsi preconcetti, portandoci a conoscere meandri particolari di cui non abbiamo spesso esperienza. Pertanto scopriamo dettagli e curiosità molto interessanti, come il motivo per cui queste case venivano definite “chiuse” oltre ai tanti nomi popolari che descrivevano questi luoghi e come erano organizzati. Per non accennare anche alla interessante spiegazione dell’origine del nome di un famoso preservativo (dovete scoprirlo da voi).

In tutto questo la storia di un grande flagello naturale che tutt’oggi viene citato per la grande devastazione. Come altrettanto celebre è stata l’alluvione di Firenze che investì non solo la città ma anche altre zone della Toscana. Due casi famosissimi i quali sono stati preceduti da lunghi periodi di pioggia intensa. Situazioni simili capitano anche oggi, purtroppo, solo le condizioni sono diverse, in quanto bastano poche ore di pioggia intensa. Non è questo, però, l’ambito per compiere analisi su queste importanti tematiche, resta purtroppo il dramma generale.

Per ultimo l’autrice, Chiara Forlani, bravissima e piena d’iniziativa. Scrive e pubblica molto e sempre con ottima qualità. Di lei ho avuto molte occasioni di parlare, ma soprattutto dei suoi libri. Ferrarese doc, come molti autori si tiene con piacere nei propri ambiti geografici e la trilogia del foresto lo dimostra in modo completo, pertanto buona lettura. In questa occasione ripropongo i link relativi agli articoli dei due romanzi precedenti:

Delitto sull’isola bianca

Il campo delle ossa

“Il fiume stava cominciando a restituire i corpi che aveva strappato, le notizie trasmesse dalla radio dicevano che le vittime ammontavano almeno a un centinaio.”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.

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