Mi limitavo ad amare te

Mi limitavo ad amare te, di Rosella Postorino.
Mi limitavo ad amare te, di Rosella Postorino.

Mi limitavo ad amare te, perché la cosa più semplice da fare è donare quando la vita diviene complicata.

Il bambino camminava attaccato a sua madre, voleva starle accanto, era più forte di lui. A Sarajevo passava la settimana in orfanotrofio in sua attesa. Lei le aveva portato una coca cola, portava sempre qualcosa. Dopo averla bevuta stava per buttare la lattina nel cassonetto ma lei disse “tira!”. Lui obbedì, le obbediva sempre.

Il bambino abbracciò la madre, per respirare quella fragranza di stufa a legna che ricordava quando dormiva con lei. Fu in quel momento che il fragore esplose e lo tolse da quell’abbraccio. Quando si svegliò vide un uomo con un berretto militare che gli ordinava di correre in orfanotrofio, non si era ferito. Poi la voce di sua madre che gli gridava “corri” ma non la vedeva. Era la sua voce. Lui obbedì, le obbediva sempre.

Amare è limitare:

La guerra vista con gli occhi di chi è bambino. La guerra in questione era quella della ex Jugoslavia. Omar aveva 10 anni. Viveva nell’attuale Bosnia-Erzegovina in un orfanotrofio di Sarajevo. Mussulmano come il fratello Senadin detto Sen. Nell’orfanotrofio c’erano anche bambini cristiani e fra loro non esisteva nessun tipo di rancore etnico, esclusa la prepotenza di chi era più grande, come è tipico dell’infanzia. Dalle finestre vedevano la gente correre lungo la strada, a causa dei cecchini, poi le granate che esplodevano in strada.

Tramite complicati aiuti umanitari, Omar, il fratello e altri bambini dell’orfanotrofio, giunsero in Italia e nessuno chiese il loro parere, nemmeno quello dei genitori: c’era la guerra. Con loro una bambina cristiana di nome Nada, a cui le mancava un dito, l’unica capace di calmare Omar. Un viaggio difficile lungo le terre occupate dai Cetnici, per raggiungere una nuova realtà in Lombardia gestita da delle suore, a cui venivano dati nomi curiosi come suor tormento o suor nanetta. Ma lontani da casa non era semplice e non solo per la lingua, così alla fine Omar preferiva gli alberi alle persone. Per quanto terribile Sarajevo era la sua casa, là c’era la sua mamma morta per causa di una granata o forse no. La guerra non la vedevano più dalle finestre, ora dagli schermi della televisione.

una guerra molto vicina a noi, che ricordo bene. Una guerra che potrebbe essere riassunta in una serie di immagini simboliche, come per esempio: l’antico ponte di Mostar abbattuto; l’immensa tomba di Sebrenica; i cecchini di Sarajevo e la gente che corre per vivere. Fra questi simboli ci sono anche gli orfani di Bjelave, condotti in Italia per motivi umanitari. Doveva essere una fase che sarebbe dovuta durare due mesi, invece diviene una storia che si sviluppa dal 1992 fino al 2011. I bambini diventano grandi, ma è l’origine che porta fino in fondo.

Un romanzo senza limiti

Mi limitavo ad amare te è un romanzo che affronta una storia e tante storie, seguendo il flusso della personalità che matura in ogni individuo, che dall’infanzia arriva alla maggiore età. Si entra nei gesti e nei pensieri di questi bambini senza paraventi, perché la vita li toglie a tutti, soprattutto se provieni da un paese in guerra. Ogni tanto un piccolo capitolo in corsivo, brevi parentesi di quella tragedia e di vita nonostante tutto. Momenti che descrivono la cruda realtà di quegli anni in Bosnia, inseriti nel contesto narrato dalla vicenda generale dei ragazzi, come se comportamenti e frasi citate nel romanzo avessero una origine logica e inoppugnabile. Da spiegarsi proprio in questi brevi capitoli.

Rosella Postorino, scrittrice. Calabrese di nascita, ligure di crescita e romana nella vita attuale. Una delle poche personalità della letteratura di cui non si conosce nulla della propria vita. Unica cosa nota è che svolge il ruolo di editor per Einaudi e scrive a volte su La Repubblica. Ha esordito nel 2007 con “la stanza di sopra”. Vincitrice di numerosi premi e il successo maggiore lo ha ottenuto con “le assaggiatrici” del 2018, con cui ha ottenuto il premio Campiello.

Mi limitavo ad amare te è il suo ultimo romanzo, per altro è stato candidato nella cinquina finale del premio Strega per l’anno 2023.

Non vai mai a giocare fuori? Mi ha risposto: sei pazzo? Se mi becca una granata, mia madre mi ammazza.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.