( Adesso giochiamo )

Adesso giochiamo, il romanzo di Massimo Fusai.
Adesso giochiamo, il romanzo di Massimo Fusai.

Adesso giochiamo: l’incipit del mio romanzo. Poche righe per descrivere l’inizio.

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Il sole stava tramontando sulla città di Arezzo. Era il 25 aprile del 1973, Festa della Liberazione per molti, ma non per alcuni.

Alderigo Cartocci faceva parte di questa seconda schiera.

Dalla chiesa di Santa Maria in Gradi, con i suoi cupi soffitti a cassettoni, rintoccavano grevi le diciannove; come un’eco fuori tempo giungeva anche il limpido suono delle campane della più essenziale e asimmetrica chiesa di San Domenico.

Una quiete antica governava via Chiassaia e le strade limitrofe. Nella protettiva penombra di un tinello, respiri pesanti riempivano la stanza. Due persone erano intente in approcci amorosi espliciti.

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Adesso giochiamo non è una idea, ma un riferimento. Tutto prende avvio un giorno di festa.

Un angolo di centro storico della città di Arezzo. Via Chiassaia è una strada un po’ in salita, come tante altre vie all’interno delle mura. Ha ancora oggi il selciato vissuto che avevo conosciuto del 1973. Pietre sconnesse che regalano proprio quella quiete antica descritta nelle prime righe del romanzo. Poco traffico, vecchie abitazioni con portoncini datati che offrono, a chi entra, ripidi scalini verso semplici appartamenti.

La scelta della data (25 aprile festa della liberazione) non è casuale. L’Italia, dal 1943 in poi, ha visto tante date della liberazione, ognuna in dipendenza di quando le truppe alleate hanno preso il controllo di una zona del nostro paese. Ad Arezzo è stata il sedici luglio del 1944, ovvero quasi un anno prima della liberazione ufficiale dell’Italia intera. Se avrete la bontà di leggere il romanzo capirete l’importanza dell’accostamento fra queste due date.

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