Diario

Diario, di Anna Frank.
Diario, di Anna Frank.

Il diario, quello celebre di Anna Frank. “Cara Kitty”, è l’esordio di ogni piccola narrazione, una presenza immaginaria che si palesa nelle pagine di un resoconto che è solo lo specchio dei pensieri di una ragazzina. “La tua Anna” è la firma che conclude la parentesi di confidenza, come se ogni giorno rappresentato fosse una lettera che racconta sé stessa.

Domenica 14 giugno 1942, era il giorno del suo compleanno. Alle sei era già sveglia ma non poteva alzarsi, solo frenare la sua impazienza. Poi finalmente il permesso per andare dalla mamma e il papà e scartare i regali, il momento tanto atteso. Il primo dono che arrivò alle sue mani fu lui, il diario. Lo interpella in maniera diretta, dà del tu al diario, è il regalo più bello. Oltre a quello altri doni: una spilla, un gioco, un puzzle, libri e un po’ di denaro.

Venerdì 21 agosto 1942. Il rifugio è diventato un vero nascondiglio, protetto da uno scaffale che diviene porta girevole costruita dal signor Vossen. Le relazioni fra persone mostrano anche il limite del vivere coatto e il sole lo vedono in solaio quando fuori fa bel tempo.

Martedì 1 agosto 1944. L’ultima pagina del diario e il tema sono le contraddizioni. Cosa significa contraddizione? Come tante parole anche questa possiede due significati e anche la sua anima è divisa in due: una metà è esuberante e allegra, l’altra metà è migliore e non è conosciuta da nessuno.

La storia in un diario di bimba:

Il 4 agosto del 1944, la polizia tedesca fece irruzione nell’alloggio segreto e tutti i rifugiati vennero arrestati e condotti nei campi di concentramento. Anna provò a resistere alla tragedia e a sopravvivere ma non ce la fece, morì nel marzo del 1945 nel campo di Bergen Belsen, due mesi prima che l’Olanda venisse liberata. Con lei se ne è andata anche quella metà migliore che nessuno conosceva. Però l’aveva impressa in queste pagine semplici, in cui i pensieri di una bambina divengono enormi valutazioni su ciò che significa essere umani.

Anna aveva voluto riflettere su questa idea del diario, perché scriverlo le faceva un curioso effetto e il suo dubbio interiore era quello che avrebbe potuto essere interpretato come l’inutile sfogo di una bimba, che nel tempo non avrebbe interessato nessuno. Però crede che scrivere sia un piacere, in particolare per aprire il cuore su ogni sorta di cose. Confidarsi a un quaderno rilegato con una copertina in cartone, in cui campeggia il nome pomposo di diario. Aprirlo in attesa di trovare un amico o un’amica con cui condividere di persona e che siano veramente amico o amica. Anna non ha un’amica e questa diventerà il diario, chiamato Kitty.

Il diario inizia nel giugno 1942, quando ancora la sua vita aveva una parvenza di normalità, ma non era proprio così. Per una ragazzina di tredici anni certe privazioni potevano essere accettate, del resto i ragazzi non vivevano le sollecitazioni di quelli odierni. Ma l’Olanda era già in mano ai tedeschi, gli equilibri e le situazioni tendevano a mutare e anche il linguaggio e la cognizione di Anna stava mutando con essa. Lei non lo sapeva ma stava diventando un simbolo e sono sicuro che non era certo la sua ambizione. Un simbolo nel bene e nel male, da parte di chi comprende la tragedia (non solo sua ma di milioni di esseri) e da parte di chi pateticamente deride.

Proprio di recente è apparso un libro che analizza le vicende di Anna e della sua famiglia, compresi gli altri abitanti del rifugio. Per quanto riguarderebbe la scoperta dell’alloggio segreto e dell’arresto dei presenti si parlerebbe di delazione, una denuncia da parte di componenti della stessa comunità ebraica. Forse un tentativo di scampare alla sorte, fatto sta che la denuncia pare essere stata fatta da un notaio membro del consiglio ebraico di Amstrdam, un certo Arnold van den Bergh. In definitiva questa possibile scoperta non cambia nulla di quella vicenda.

Non solo Anna:

Il diario di Anna Frank, quindi. Perché ho riproposto proprio questo libro. Il 27 di gennaio è la giornata della memoria. Quale condizione migliore che rinnovare una memoria, quella tratta da un diario. L’occasione è l’aver ritrovato una vecchia edizione del racconto della piccola Anna. Non è certo l’anno di pubblicazione a cambiarne la percezione, anzi il fatto che si tratti di una stampa del 1966 (letture per la scuola media è dichiarato nel retro della copertina) ne rende maggiore il valore intrinseco.

Pertanto, ricordiamo. Sempre.

Annelises Marie Frank, nasce a Francoforte nel 1926, la sua famiglia è agiata e ben inserita nell’economia tedesca, ma ebrea. A causa delle leggi raziali emanate da Hitler sono costretti a emigrare dalla Germania verso l’Olanda. Poi, purtroppo, i tedeschi giungono anche lì

Il diario venne alla luce casualmente, era ancora nascosto nel così detto alloggio segreto. Lo ritrovò il padre, unico scampato della famiglia. Quando venne pubblicato, nel 1947, uscì con il titolo originale de “il retrocasa”.

“La carta è più paziente degli uomini”.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.