Trappole di carta

Trappole di carta, di Sandro Dettori.
Trappole di carta, di Sandro Dettori.

Trappole di carta non è solo il titolo di un libro ma un titolo di un libro: un gioco di parole che è molto più di un gioco di parole. La carta può essere una trappola pericolosa, allo stesso modo per cui la penna ne uccide più della spada, se viene usata per proprio tornaconto.

Ted Achab aveva spedito a una dozzina di editori il manoscritto del suo romanzo “homeless”. Viveva con Grace, figlia di un ex senatore del congresso decaduto e suicidatosi, controllando bollette scadute e mangiando la pizza da Tony’s. Poi la risposta da parte di una Casa Editrice, la Cage Group Editions e non si aspettava che proprio loro si facessero vivi.

Il successo giunse, piacevole e inaspettato per certi versi. Tutto non poteva limitarsi a questo, l’editore voleva battere il ferro finché caldo, Ted doveva scrivere un nuovo romanzo. Gli interessi in gioco tanti, anche di carattere politico e Alan Cage, il grande capo del gruppo editoriale che poteva creare o affossare un autore, aveva una forte presenza anche in quel campo.

Ted doveva scrivere ancora, l’editore lo pretendeva, aveva l’obbligo di predisporre nuove pagine per restituire quella fama che la Cage Group gli aveva dato. Lui aveva una idea, escogitata con la moglie, per la possibile stesura. Simulare un dissidio familiare e la scomparsa di Grace per agevolarsi nella storia. Però, Grace, scompare veramente.

Trappole per scrittori:

Partiamo dal primo concetto base: è il vissuto di tanti scrittori aver elemosinato attenzione da parte di editori e il romanzo parte con questo assunto. In effetti è così, nel mio blog ho spesso citato le vicende inerenti l’esordio di autori, anche noti, e in tutti i casi la prima pubblicazione vedeva la luce solo dopo tanti tentativi. Frustrante ma è la realtà.

È facile immaginare che anche l’autore di “Trappole di carta” abbia vissuto le medesime esperienze. Tutto ciò non significa essere degli sfigati o incapaci, definiamola una specie di legge della giungla, fra prede e predatori. Alla stessa stregua dei sentieri selvaggi è necessario stare attenti a non essere divorati, perché è sempre il più grande a mangiare chi è debole.

Il punto espresso è pressoché il secondo concetto base di questo interessante romanzo. Essere un soggetto sfruttato, obbligato a produrre pagine perché una casa editrice vive di questo. Non solo, stare nel gioco politico che ti spolpa e ti porta a escogitare follie per restare a galla, in quanto o stai su o affoghi, o domini il leone o ti fai sbranare. Il piacere di questa lettura è capire a quale condizione si deve giungere.

Nel nostro piccolo essere prede è abbastanza frequente e non serve sempre un grande gruppo editoriale per farti sentire un pezzente, persino piccole case editrici posso divenire fucine di situazioni non positive. Non ci vuole molto a comprenderlo, è sufficiente verificare i numerosi casi di editori a pagamento, oppure con i preordini che ritengo odiosi.

Insomma, una vera e propria savana dove ti svegli e corri. In questo thriller la savana è ben definita e il protagonista corre come una gazzella assieme ai leoni.

Un nome nuovo:

Un esordiente. Sì, come in tanti altri casi parlo di un esordiente, in questo caso un po’ particolare. Sandro Dettori, bolzanese di nascita, classe 1937. Avete letto bene, perché non c’è un limite per poter esordire in nessuna maniera. Romano per le vicende di vita, ha approcciato alla scrittura non in giovane età, riuscendo a ottenere dei buoni risultati nel campo ostico dei racconti. Oramai pensionato, ha deciso di sfruttare il momento per rincorrere nuove pubblicazioni.

Nel mondo difficile dell’editoria, ambiente per altro descritto nel romanzo, è raro vedere seguiti autori con un profondo passato alle spalle. In genere, soprattutto le maggiori case editrici, preferiscono lasciare spazio a scrittori più giovani, per motivi di investimento a lungo termine. Quindi applaudo alla scelta coraggiosa di questa piccola e combattiva casa editrice. Per questo motivo ho deciso di parlarne.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.