Dove il soffitto incontra il cielo.

Dove il soffitto incontra il clielo, di Maria Fazio.

Dove il soffitto incontra il cielo, della scrittrice siciliana Maria Fazio, è un titolo che distorce le sensazioni sicuramente. Un titolo che non fornisce appigli se non addentrandosi nei meandri veri della storia.

Un romanzo che si dipana su temi estremi, pur senza la presenza di massacri, sparatorie o rapine. Una storia al limite dell’assurdo, il cui livello surreale è sviluppato con garbo dall’autrice ispirandosi ai comprovati esperimenti sociologici di Harry Harlow, sull’amore e l’attaccamento tra madre e figlio, in cui confutava i meccanismi d’apprendimento derivanti da amore e affetto.

Che Maria Fazio sia riuscita nell’intento di spiegare a modo suo Harlow è secondario, è interessante invece l’approccio alla trama, davvero commovente.

Una bimba disabile, rifiutata dalla madre e costretta a vivere in uno sgabuzzino. Il suo cielo, meglio dire il primo cielo, è il soffitto di quel piccolo ripostiglio. Una sorellina maggiore, Laura, che si prende cura di lei. Una madre con problemi, soprattutto dopo la separazione. Un uomo che suona il violino nel piano di sopra e il violino diverrà il sottofondo musicale di questo romanzo profondo. L’incomunicabilità e l’attaccamento spasmodico verso una persona, la sorella, la quale le spiega il mondo utilizzando una patata.

Ma poi si legge molto di più ed è questo andare oltre che in definitiva colpisce.

L’autrice prova a sviluppare una sua visione sociologica, narrando in prima persona tutti gli stati psicologici dell’età evolutiva fino a quella adulta, compreso l’amore che diviene un elemento di contrasto, dividendo il romanzo in tre parti: senza cielo; sotto il cielo; sopra il cielo. Queste tre parti, che non ha senso spiegare qui ma vanno lette, ci partecipano momenti di vita molto diversi, passaggi dovuti anche a eventi che potremmo definire traumatici.

Resta una inoppugnabile realtà: ciò che conta è scegliere di vivere.

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4 Risposte a “Dove il soffitto incontra il cielo.”

  1. Mi ha colpita la delicatezza struggente. La storia di Elisa, un colpo e un affondo. Il procedere porta nuovi eventi nell’immobilità costretta di Elisa rifiutata fin dalla nascita dalla madre, da non credere quanto siano lievi e pesanti allo stesso tempo i fatti che si succedono. Sì, è una storia di un amaro palpitante nei fatti ma anche nelle emozioni, una vicenda estrema perché la madre, donna invisibile, vuole rimanere nell’invisibile e trascina nel gorgo di una vita senza vita anche le figlie. Eppure le due bambine ce la fanno, riemergono, si dibattono nel fiume faticoso del vivere, affrontano le correnti, l’una in un modo, Elisa in un altro. Elisa è musica. Elisa impara l’arte del suono. Elisa vive di musica, e attraverso le note impara l’arte della vita accanto alle persone, si rende conto di esser felice e di amare. Grazie, un bellissimo libro.

    1. Le parole di una scrittrice di valore, come Irma Cantoni, avvalorano il fatto che questo testo è una piccolo fiore che cerca spazio e luce fra le piante maggiori.

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