Puzza di morto a Villa Vistamare

Puzza di morto a Villa Vistamare, di Patrizia Fortunati.
Puzza di morto a Villa Vistamare, di Patrizia Fortunati.

Non è proprio così facile sentire puzza di morto a Villa Vistamare, perché nascosta da altri odori di medicinali, disinfettante e stantio.

Guerrino Visentin visagista, Gaspare Pappacena chiamato il bersagliere che manco il militare aveva fatto, Peppino lo sciancato, Caterina e Claretta Melchiorre denominate Bonus Malus, i fratelli Brambilla e Leo Paride detto il ginecologo: sono solo alcuni dei cinquantasei diversamente giovani ospiti dell’ospizio di Villa Vistamare, un ospizio tutto particolare, un ospizio pieno di vita (se si escludono i bigattini) e soprattutto di vitalità.

Ma il Conte, che non aveva figli legittimi viventi ed era sempre dedito ai suoi studi di astronomia, storia del risorgimento e Dante, muore e Claretta non avvertì la puzza di morto. Poi chissà cosa nasconde il biglietto che gira fra le mani di alcuni, con la dicitura “TOP SEGRETO”.

Una semplice riflessione:

In questo periodo, in questo 2020 in cui abbiamo vissuto il problema del contagio del Corona Virus e letto cifre riguardo la morte di persone prevalentemente anziane, voglio fuggire dal mero dato statistico che pare più una giustificazione di selezione non tanto naturale se vogliamo considerarci civili, per sottolineare invece l’inno alla vita e alla terza età che questo romanzo fresco, leggero, ma soprattutto coinvolgente propone al lettore non disattento. “E la speranza, nei cuori indomiti, è come la Fenice.”

Una scrittrice eclettica.

Patrizia Fortunati è una scrittrice di cui abbiamo già parlato in merito ad un altro romanzo e che quindi non scopriamo in questa occasione fortunata (banalissimo e un po’ stupido gioco di parole voluto).

Si tratta di un’autrice eclettica, capace di produrre testi profondi e dal forte impatto emotivo, a storie spigliate e divertenti adatte ai ragazzi di cui è protagonista una bambina con una pappagallina divertentissima. Qui invece si è cimentata in un romanzo di grande spirito e ironia, degno del miglior Stefano Benni, ma anche un coro di dolcezza e passione che pone una grande speranza nel valore della vecchiaia. Leggendolo si comprende come mai Mursia lo abbia fatto suo.

Patrizia Fortunati è una scrittrice umbra, per la precisione della città dell’amore, cioè Terni, dove riposano le spoglie del patrono degli innamorati. Ricordiamo che l’amore non è prerogativa di chi è giovane e infatti, scoprendo la storia di questa autrice, si capisce il motivo di questa passione per la terza età, derivata da una precisa educazione formata dai nonni.

In questo romanzo, che è un inno alla vita anche se avanzata, la cosa che emerge maggiormente è il significato di esistere. Proprio per questo faccio mio un concetto fondante espresso nel romanzo, ovvero che siamo tutti come pezzi di un puzzle, apparentemente uguali ma diversi, che possono essere inseriti solo in un determinato punto e non in altri. Quello è il nostro posto nel mondo.

“Ciò bella gioia, che ce l’hai una sigaretta?”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.