Accabadora

Accabadora, di Michela Murgia.
Accabadora, di Michela Murgia.

Ci sono parole in sardo, quale Accabadora, che non danno adito a nessun dubbio: sono quello che significano.

Maria è la figlia dell’anima e Tzia Bonaria una madre putativa. La loro vita si svolge esattamente come una figlia con la propria madre, ma la vera madre di Maria è un’altra, è viva e ha con sé le sue sorelle.

Tzia Bonaria fa la sarta, sistema gli abiti buoni della gente del paese, gli stessi abiti che magari indossano sdraiati nella bara durante il loro ultimo momento. Inoltre Tzia Bonaria a volte sparisce di notte e Maria non sa il perché.

Anche nella Sardegna del dopoguerra, come in quella arcaica, le regole rigide dettano gli equilibri del vivere sociale. Nonostante questo esistevano argomenti che non potevano essere espressi alla luce limpida del sole, tematiche che ponevano domande di grande peso a cui (in ogni caso) qualcuno doveva dare una risposta.

Accabadora teatro di tematiche antiche e moderne:

Oggi si parla molto del fine vita, di eutanasia, di morte assistita. Si da spazio a dibattiti sull’aspetto morale, religioso, etico. Se sia lecito o meno accompagnare alla morte chi trova insopportabile vivere. Non sono queste le pagine in cui troveremo risposte a questi quesiti e nemmeno sento la necessità di esprimere pareri. Possiamo solo ammettere che, volenti o nolenti, da molte parti vi era chi si prendeva carico di simili fardelli.

Il romanzo è del 2009, quindi non recente. Ha avuto il merito di vincere il premio Campiello, uno di quei casi in cui la vittoria si può definire meritata e condivisibile per un semplice lettore. Infatti non è un romanzo autoreferenziale, non è un testo complesso fine a se stesso a cui il premio ha solo lo scopo di soddisfare l’apparenza di alto livello culturale. È un libro che si legge in maniera fluida, fa comprendere subito dove si vuole giungere e cosa rappresenta la storia. L’unica pecca, ma non fondamentale in questo caso, sta nella brevità della narrazione, che seppur complessa negli aspetti psicologici e sociologici resta abbastanza in superficie.

Michela Murgia è una scrittrice che non ha bisogno di grandi presentazioni. La vediamo frequentemente in televisione, in programmi di vario genere, intervistata o a parlare di Politica. È una donna molto intelligente, dalla battuta sottile e ficcante, ha sempre degli argomenti da presentare per motivare il suo pensiero condivisibile o meno che sia.

Sicuramente è diventata un punto di riferimento nel panorama culturale e letterario, con la considerazione che questo romanzo giustifica in pieno il successo della persona.

Basta ricordarsi, nella vita, di “non dire mai: di quest’acqua io non ne bevo”.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.