La fine dell’estate

La fine dell'estate, di Serena Patrignanelli.
La fine dell’estate, di Serena Patrignanelli.

Percepire la fine dell’estate, darle un senso. Per chiunque abbia vissuto l’infanzia sa che cosa è  l’estate e soprattutto la sua fine. Tutto questo indipendentemente dalle circostanze.

Un quartiere senza nome, perché il nome non ha importanza. Una guerra e bombe sullo sfondo. Guerra che porta via gli uomini anche se questi si nascondono. I tombini che vengono sigillati, dove sotto c’è il buio più nero.

Lo sanno Augusto e Pietro che, assieme agli altri ragazzini, vivono il quartiere in ogni sua sfumatura. Una estate nel tentativo di fare funzionare una vecchia 1100 montando un motore a gasogeno, perché la benzina manca. L’auto in verità è di Sorchelettrica, una busciona (prostituta), e non sarebbe sua intenzione cedere la macchina.

Poi sulla riva lungo il corso d’acqua della Marrana, in un punto asciutto, il cadavere di un soldato. Era bianco nel capelli, nelle sopracciglia, nel corpo. Si trattava di una malattia, gli diceva Semiramide da poco anche lei nel quartiere, ma non era morto a causa di quella.

L’estate e la sua fine:

Le estati sono il ricordo di tutti noi, le estati sono sempre diverse dal resto dell’anno e non solo se si tratta di un periodo di guerra. Persino io ho memorie delle mie estati, come se fossero altre vite vissute ma è solo la leggerezza che le rende diverse.

Pare essere una regola della fanciullezza, che allevia con i suoi modi sinceri tutte le storture della vita, pure in una guerra. Può sembrare un paradosso anche se non lo è “perché guarire significa dimenticare di essere malati” e nella gioventù si guarisce spesso e in fretta, in quanto basta poco per dimenticare le cose brutte.

Un romanzo che racconta il sentirsi di questi ragazzini più che il vissuto. Le azioni servono a definire il loro quadro interiore e quello degli adulti che ruotano intorno a loro, come anche la guerra che incombe. Ogni capitolo ha un titolo, una sintesi estremamente espressiva del contenuto, che rappresentano i passaggi di una estate che poi si conclude. È sempre l’arrivo della pioggia a segnare che l’estate è finita.

Serena Patrignanelli è l’autrice di questo romanzo. Una romana che opera nell’ambito televisivo come sceneggiatrice e redattrice di programmi. Anche lei, come tanti, è uscita da quel fucina di scrittori che è la Scuola Holden.

Deve il favore del suo esordio al premio Calvino, di cui il suo testo ha avuto una menzione speciale, e si sa che quel premio è un grande trampolino per uno sconosciuto in ambito letterario. Non a caso ho già parlato di un autore esordiente vincitore di quel concorso, il cui unico premio è quello di poter essere conosciuti.

Per ultimo una nota sulla casa editrice, la NNE. Una CE di buon livello che naviga fra i giganti dell’editoria, passata alla ribalta per il vergognoso furto subito nella loro sede. Certo non hanno rubato le idee o il valore del loro testi, ma quanto serve per produrli purtroppo sì.

“Ho sognato l’estate intera” avrebbe detto a suo padre. “Ma adesso sono sveglio”.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.

2 Risposte a “La fine dell’estate”

  1. Ho l’impressione che la sua recensione sia migliore del libro. C’é nessuno in Italia che pubblichi libri che fanno sorridere, ridere? non sghignazzare, che provvedano una buona dose di umorismo
    Sua devotissima
    A.L.

    1. Gentilissima Anna, la risposta è: sì, ci sono. Presino quelli che appaiono tristi in realtà possono strappare sorrisi. Poi ci sono i romanzi leggeri che sono divertenti ma all’opposto, magari, portano a pensare.

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