Atti umani.

Atti umani, di Han Kang.
Atti umani, di Han Kang.

Cosa sono gli “atti umani“, ma soprattutto cosa significano “atti umani“. Tante cose posso diventare atti umani, ogni comportamento umano è un atto in sé, pur aberrante che sia.

In questo 25 aprile 2019 parliamo di un libro che racconta un processo di liberazione diverso dal nostro, perché fortemente connesso con la cultura di un paese lontano, ovvero la Corea del sud.

È un atto umano la pietà; atto umano è l’amore; è di per sé un atto umano commettere un reato e pentirsene; diviene atto umano condividere spazi e mondo con chi ti odia e perdonarlo; è vissuto come atto umano l’angoscia, la tragedia che distrugge e la successiva ricostruzione; risulta un atto umano la compassione e persino il massacro lo diviene.

La bravissima Han Kang riesce, con uno schema che spiazza il lettore superficiale, ad addentrarsi in questi impetuosi meandri definiti atti umani. Lo fa con un romanzo che non è una storia ma tante storie, lo fa senza un protagonista ma con un coro di protagonisti, lo fa senza identificarsi con una visione ma impadronendosi della visione collettiva. Un racconto che va oltre al racconto, un insieme di punti di vista che spaziano e corrono apparentemente senza controllo intorno al grande massacro di Gwangju del 18 maggio del 1980, nella Corea del Sud.

Il massacro, che soffocò una rivolta popolare pacifica, è l’unico punto comune in queste pagine che rappresentano un crogiuolo di esperienze varie: da chi ha vissuto direttamente la morte, fino a chi ne ha pianto le vittime; dalle esperienze di vita degli anni successivi, fino al lavoro triste di ricostruzione e documentazione dei fatti. Un testo che parte dal 1980 e termina nel 2013 dimostrando che le ferite, anche se rimarginate, restano.

Lo schema di scrittura dell’autrice è molto articolato, complesso direi. Una complessità dettata proprio dalla mancanza di un orizzonte unico, dalla varietà dei soggetti che costruiscono il castello di atti umani, di cui il principale è indubbiamente la morte. La tragedia è sviscerata senza moralismi inutili e senza intenti patetici, a volte in modo freddo e diretto, anzi talmente diretto da apparire uno schiaffo al lettore.Han Kang, con “atti umani” ha vinto, meritatamente, il premio Malaparte del 2017.

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