Conforme alla gloria.

Conforme alla gloria, di Demetrio Paolin.
Conforme alla gloria, di Demetrio Paolin.

Cosa ci può essere di conforme alla gloria, se non in alcuni casi la follia e l’assurdità. Demetrio Paolin ci introduce nei trascorsi di una gloria disumana ma che fa piena parte dell’essere umano.

Questo romanzo l’ho comprato al buio in una libreria Feltrinelli, stava fra le proposte celate dentro una busta di carta da pacchi, senza conoscere prima il titolo, senza conoscere di cosa parlasse e chi fosse lo scrittore, se non una breve nota scritta a penna che invitava alla lettura. È una bella esperienza comprare un libro al buio, perché la sostanza non è mai definita dalla sua copertina.

Rudolf Wollmer, di Amburgo, riceve la pesante eredità di un padre che da anni non frequenta; Enea Ferragni, abitante a Torino, vive facendo il tatuatore e casualmente il performer artistico. Vite lontane ma avvicinate dalla storia che, per quanto passata, torna alla ribalta per tutti e soprattutto per i due protagonisti di questo romanzo.

Cosa accosta Rudolf ed Enea? Li accomunano indirettamente le vicende dettate dal nazismo e dalla guerra, la risiera di San Sabba e Mauthausen. Ma in maniera epidermica (e il termine non è usato a caso) cosa è rimasto di quella tragedia in cui la vittoria più grande era mangiare per sopravvivere? Ebbene quanto è rimasto è veramente conforme alla gloria.

La forma romanzata è alquanto anomala, lo definirei più un documentario scritto, peraltro candidato allo Strega nel 2016. Un libro non facile, ammettiamolo, non solo per i temi affrontati quanto per la struttura della storia medesima. Una scrittura ondivaga che ti porta nel pieno della vicenda, per poi girare lontano intorno alle vite e al quotidiano dei due protagonisti e di chi gli vive vicino. L’autore fa capire abbastanza presto dove sta il fulcro di tutto, ma ha la compiacenza di fingere di non renderlo palese.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.