Controvento

Controvento, di Federico Pace.
Controvento, di Federico Pace.

Controvento è affrontare una nuova visione nonostante l’aria ci conduca in una direzione da lei scontata. È come il viaggio di ritorno di Ulisse, un passo verso il cambiamento o alla ricerca della stabilità. Perché tutto sta nel viaggio, un passo più in là, andare via in un certo istante, andare oltre. È in quell’istante che la vita pare prendere un senso. Il valore del viaggio è nella paura, nell’affrontare il nuovo, la lontananza, la lingua, che ci fa emozionare fino in fondo all’essere. Il viaggio sancisce sempre un passaggio, un qualcosa di inatteso, il dono di una scoperta che ti fa cambiare per sempre.

Così, andando altrove, cose importanti iniziano ad accadere. Vale per Oscar Niemeyer, architetto che dopo mille e duecento chilometri si trova ad affrontare una città che non c’è, da ideare e costruire, quella che poi diverrà la nuova capitale del Brasile: Brasilia. La scrittrice Anna Maria Ortese, e la sua vita fra Africa e Italia, cresciuta fra Libia e Potenza, dagli spazi infiniti alle viuzze strette e rumorose.

Paul Gaugain e il suo bisogno di primitivo, la speranza di un grande cambiamento ricercato a Thaiti e sconfitto in poco più di un anno. Il viaggio in auto, con la patente scaduta, di Joni Mitchell. Einstein nell’ottobre del 1933 davanti al piroscafo che lo avrebbe condotto negli Stati Uniti e il viaggio in treno di Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, dopo l’esecuzione della dodicesima sinfonia in Re minore in onore della rivoluzione di ottobre.

Controvento per tante altre storie:

Le apparenze ingannano. Il sottotitolo del libro controvento può apparire fuorviante “Storie e viaggi che cambiano la vita”, eppure dopo averlo letto diviene innegabile il senso reale della frase. Non è un libro di viaggio o di viaggiatori nel senso spicciolo del termine, non si tratta vicende legate a grandi imprese tipo grandi scoperte geografiche o sfide alla natura ma tutto vi ruota intorno. Il viaggio è però l’elemento costante ma non il principio. È una porta che conduce a nuove consapevolezze, non è nemmeno necessario che sia un viaggio avventuroso o grandioso, è sufficiente che conduca a una nuova realtà o al raggiungimento del sogno.

Se ci riflettete ognuno di noi ha avuto un momento in cui un viaggio o uno spostamento, un transito o un passaggio, hanno segnato un qualcosa di importante nella nostra vita. Dovremmo fermarci a riflettere, magari pensiamo che non esista per il semplice motivo che non ci siamo mai spostati da casa. Solo che non serve un volo intercontinentale o un transatlantico per identificare questo momento di vita, c’è stato e magari lo abbiamo effettuato in bicicletta o a piedi da secondo piano di un immobile verso il primo.

Quanto è ingannevole la copertina di controvento. Quella moto inutile, che fa pensare a un qualcosa di più on the road, alla libertà hippie, a spazi sconfinati sopra un chopper della Harley Dawson. Invece niente di tutto questo, il viaggio che diviene la chiave per leggere dentro sé stessi, come di fronte a uno specchio in cui ti vedi per cosa sei. Ogni capitolo ha un titolo, ogni personaggio noto viene annunciato da una specie di motto che riassume il senso della esperienza in cui il viaggio ha sancito l’iperbole.

Le storie di viaggio a me hanno sempre affascinato, in genere sono libri particolari (addirittura definiti noiosi) da leggere perché si tratta di esperienze personali che difficilmente possono essere trasmesse ad altri. Fuori da questo schema confermo che a me i libri di viaggio piacciono, anche per un passato da viaggiatore, e qualche pubblicazione di viaggio l’ho presentata.

Federico Pace è un giornalista e scrittore romano e quasi mio coetaneo. Nei suoi libri troviamo spesso il tema del viaggio e degli incontri e in quest’ultimo non è stato da meno.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.