Longevità fatale

Longevità fatale, di Attilio De Pascalis.
Longevità fatale, di Attilio De Pascalis.

Longevità fatale, come un sogno preoccupante, un incubo opprimente.

Una domenica mattina, a Portofino, un corpo giaceva contorto nel prato accanto a una piscina circondata da un gruppo di alberi. Era l’unico elemento fuori posto nella curata scenografia di Villa Genius. La villa era un gioiello di architettura liberty. Si poteva accedere tramite dei passaggi sotterranei con ascensori che la gente chiamava gruviera. Günther Fischer l’aveva acquistata, decadente, da alcuni anni. Il corpo di Günther Fischer si trovava esanime sul prato, accanto a un lettino.

Magistrato e Polizia si sono subito attivati nella verifica delle immagini registrate dal sistema di sicurezza della villa. Tutto era chiaro e criptico allo stesso tempo: l’imprenditore che riposava sul lettino avvolto nel suo accappatoio; poi, improvvisamente, un agitarsi in preda alle convulsioni, piombando di colpo sul prato, immobile, contorto come era stato ritrovato.

Serendipity:

Una parola, un concetto. Sono entrato in contatto con questo parola-pensiero in un viaggio in Sri Lanka anni fa. La parola Serendip, di origine sanscrita (vi evito tutta la storia), rappresenta un paese e uno stile di vita in una sorta di accettazione condiscendente. Lo scrittore Horace Walpole la tradusse nell’inglese “serendipity”, ampliando il concetto verso il nuovo o l’imprevisto, in ciò che appare per puro caso o non cercato. Nel mondo della ricerca viene associata appunto al caso fortunato, che di casuale ha solo l’aspetto temporale ma sono derivate da conoscenze esistenti.

La nuova serendipitytà (perdonate la brutta forzatura), si manifesta con la scoperta di varie morti curiose che si ripetono all’interno della trama. Morti strane e difficilmente spiegabili se non riportate a cause naturali, come quella di Günther Fischer con cui inizia il romanzo.

La storia si dipana nel 2019, geograficamente in varie parti del mondo, coinvolgendo tanti personaggi (forse troppi). I soggetti divengono, di volta in volta, dei protagonisti di un ambito senza mai essere protagonisti del romanzo. A dire il vero non esiste un vero protagonista, casomai è possibile identificare dei personaggi cardine, come David, un analista che lavora per una società, interessato alle vicende e morte di Günther e di altri. Oppure Goran, però non posso dire oltre, bisogna leggerlo.

I cadaveri non parlano, ma raccontano molte cose. È un paradosso parlare di morti con la longevità. La longevità è un privilegio per ricchi, anche se una vita più lunga non significa per forza un’esistenza migliore. Si tratta solo di una rivincita, alla faccia del destino, di una longevità fatale.

L’autore e il libro:

Attilio De Pascalis, lombardo, milanese. Consulente di marketing e comunicazione, pubbliche relazioni e docente in corsi manageriali, oltre che scrittore. Ha operato all’interno di molte aziende italiane e non, inoltre risulterebbe aver svolto attività di giornalista economico per il “Sole 24ore”.

Il libro “Longevità fatale”, dovrebbe segnare l’esordio come scrittore di romanzi, per un editore (la Mind edizioni) che si occupa anche di saggistica e manualistica. Un thriller internazionale, scritto secondo schemi del romanzo anglosassone. L’aspetto per così dire giallo, mescola il mistero con una trama per certi versi anche distopica, la quale sotterranea emerge fino a palesare il senso finale. L’impressione però è quella di un romanzo nato per avere un seguito.

Ovviamente non ci svela i segreti della longevità, anche se si tratta di una ricerca che esiste realmente e di cui non si hanno vere e complete informazioni. Ma è cosa conosciuta che esistano parti del mondo dove l’età media è molto alta e vi è la presenza di ultracentenari e molti studi sono proprio concentrati a capire il perché, queste persone, vivano più a lungo.

“…Hai scoperto l’elisir di lunga vita?”, domandò. “Ci sto lavorando. Come hai fatto a indovinare?”

Massimo Fusai. Segui su Instagram.