L’onda di piena arriva improvvisa, travolgendo tutto e tutti. Non è detto che sia solo acqua.
Paolo viene promosso in terza media. Il peggio era passato, aveva davanti solo le vacanze: giornate luminose da mangiare una dietro l’altra, senza neppure sputare il nocciolo. Era l’estate del 1966, Con i genitori e il fratello, sopra una FIAT 850 blu elettrico nuova, andavano verso il Val d’Arno, dalla nonna Gemma, una che pareva avesse i superpoteri. Cadeva il compleanno del nonno e tutti erano al tavolo sull’aia, per il grande pranzo. Lo zio Terzilio vicino alla bottiglia di vino, poi il cugino che nascondeva una rivista con le donne nude.
Ma la vita vera, Paolo, l’aveva a Firenze, nelle strade del centro, nelle piazze o nelle pescaie dell’Arno fra i suoi ponti. Giornate scandite con l’amico chiamato Mollino e Rachele o quell’antipatico del Tigna. Ma il modo dell’infanzia è circondato dagli adulti, i quali hanno altri parametri nel valutare la vita e le ambizioni. E come l’Arno, anche loro straripano.
L’onda di piena e quella degli uomini:
Era il 4 novembre del 1966, alle prime ore di quel venerdì l’Arno usci dagli argini cittadini dopo giorni di intensa pioggia. Firenze venne inondata di acqua e fango e non solo Firenze.
Non entrerò nel dettaglio di quell’evento, conosciuto da tanti credo. È importante l’alluvione, non solo perché se ne parla nel romanzo, ma in quanto è il simbolo palese dell’esistenza umana, che si può trovare travolta da elementi che la sovrastano oppure dalle stesse decisioni degli uomini medesimi. L’alluvione come matrice materiale e iconica di una sconfitta e del passaggio dalla fanciullezza alla realtà del vivere. Un romanzo di formazione, per rappresentare un qualcosa di più grande che sovraste le scelte.
Paolo ha 13 anni nel 1966. Amava le cose americane, da trovare presso il mercato di San Lorenzo. Anche la madre era attratta dall’America e diceva che era nata dalla parte sbagliata del mondo e non si perdeva un film di Hollywood e infatti Paolo deriva da Paul Newman. Il padre, un uomo alla ricerca di un qualcosa in più, invece nel nuovo continente c’era stato, in Argentina per la precisione e di quell’esperienza gliela rimasto il calcio la musica.
Tutto intorno una Firenze degli anni sessanta, in cui le cose crescevano in fretta e persino le ambizioni e i sogni. Una città vissuta nelle vie del centro, con il mercato storico, oggi dominio dei turisti (mercato compreso). Si leggono personaggi e vicende che hanno tutto il sapore di quegli anni, fatti di semplicità e stranezze, le quali anche se saltavano all’occhio nessuno le sottolineava.
Anni in cui le foto del dopo guerra parevano già vecchissime, con gli sguardi persi di chi l’aveva vissuta. I soprannomi erano una regola che mostrava considerazione e soprattutto significavano come Centolire o Trentadue, anche se il nomignolo era potenzialmente irriverente tipo il Tigna. Esistevano anche nomi propri che avevano dell’assurdo come Progresso, ma erano nomi veri.
Una onda di emozioni:
Un romanzo scritto con dolcezza, seguendo il punto di vista di un ragazzino di tredici anni, che in quel periodo avevano una ingenuità semplice se paragonata ai tredicenni di oggi. Persino le fasi più dure appaiono edulcorate da questo modo infantile di vivere il quotidiano. Esperienze in cui s’impara a conoscere le persone non per come sono abbigliate, al pari del fiume Arno che pare tranquillo in superficie, ma non sai se ci sono correnti pericolose sotto. Tutti, compreso Paolo, vivevano ignari che in autunno l’Arno avrebbe sommerso Firenze.
Alessandra Cardi è una scrittrice toscana, di San Giovanni Valdarno in provincia di Arezzo (in pratica una conterranea a tutti gli effetti). La sua età ci dice che non ha vissuto l’esperienza della celeberrima alluvione fiorentina, ma l’estrema sensibilità sul tema e la ricerca storica e sociale le ha dato la possibilità di ricostruire un mondo reale alla vigilia di quel terribile evento. Non solo scrittrice ma anche madre e lavoratrice, professionista nel settore della moda per un marchio molto noto a livello mondiale, e certi dettagli in merito a come le persone erano abbigliate ci fa comprendere questo suo punto di vista professionale.
Onda di piena è il suo romanzo di esordio, quindi la prima pubblicazione importante, anche se alle sue spalle ha già delle fondamentali partecipazioni, fra cui la presenza fra i vincitori della II edizione del concorso letterario “Corenno in giallo”. Inoltre collabora con il collettivo degli Autori Solidali (di cui ho già avuto modo di parlare) con alcuni suoi racconti.
“Il fatto è che ora proprio non è il momento di avere l’attenzione di vigili, polizia e preti.”