La giustizia dell’avvoltoio

La giustizia dell'avvoltoio, di Maria Lucia Martinez.
La giustizia dell’avvoltoio, di Maria Lucia Martinez.

La giustizia dell’avvoltoio, perché è proprio il rapace ad aprire la porta alla giustizia.

L’avvocato Biagio Privitera è un appassionato di falconeria. Con il suo avvoltoio di nome “Andreotti”, per via del profilo caratteristico, cerca di godersi un attimo di fresco presso il bosco di Macchiagrande a Trigoria. Il volo dell’avvoltoio fece sospettare l’avvocato che il rapace avesse trovato il cadavere di un animale. Invece si trattava del corpo di un bambino semisepolto sotto alla base di una ripida scarpata.

Il commissario Marco Rapisarda vide gli uomini in tuta bianca già all’opera, la sofferenza inflitta ai bambini era per lui inconcepibile. La scomparsa di un bambino, denunciata giorni prima, fece iniziare una verifica per un possibile accostamento fra i due fatti e la sparizione era stata segnalata a circa una ora di strada dal bosco di Macchiagrande, forse un rapimento a scopo sessuale.

Il vero avvoltoio è il commissario:

Marco Rapisarda, non è un nome nuovo e lo ritroviamo con vero piacere. Lui è un commissario di Polizia della capitale, carattere difficile, origini sicule e ogni dettaglio lo mette in risalto (sia nell’indole sia nei modi). Ma è anche un uomo di un certo fascino, pur non venendo descritto come un personaggio “bello impossibile”. Detto il lupo delle Nebrodi o il feroce Saladino dall’assistente della dottoressa Mazza, proprio per questa sua particolare caratteristica.

Un piacevole ritorno. Del commissario Rapisarda ho avuto modo di parlare nel precedente romanzo, che potete rileggere a questo link. Un personaggio molto attivo nella storia, è il protagonista a tutti gli effetti e il lettore lo segue passo passo nell’indagine senza che vi siano divagazioni. I dettagli li scopriamo assieme a Rapisarda.

Chi già lo conosce ritroverà quel contorno di personaggi che gravitano intorno a lui come le lune di Giove sul pianeta: Filippo Russo il suo ispettore; l’agente Santonocito detta anche la bersagliera, con il suo atteggiamento atto a scoraggiare chiunque (in particolare maschi); ma soprattutto la sua relazione con la dottoressa Serena Mazza dell’istituto di medicina legale, con prospettive importanti nonostante l’avversione per i legami duraturi.

Insomma un contorno perfetto, però è la storia che guida in maniera categorica. Il giallo si sviluppa su tanti dettagli, non messi lì a casaccio e che ci spingono a concludere, in particolare per i temi verso l’infanzia, solo che le conclusioni sono ben altre. Colpisce, inoltre, l’attenzione verso particolari del mondo odierno, che l’autrice ha saputo gestire senza gli eccessi tipici delle serie TV americane (capaci di violare firewall come fosse il frigorifero di casa). Un esempio lo troviamo nell’interazione dell’indagine con aspetti del mondo tecnologico, Internet nel caso specifico, e per un informatico come il sottoscritto leggere dell’indirizzo IP senza castronerie è non poca cosa.

L’autrice ci ha lavorato molto, mettendo in piedi una vicenda che investe aspetti molto delicati (reati verso minori appunto) senza scadere mai. Le situazioni si sviluppano in modo coerente e serio, mai scontate anche se (da brava giallista) te le fa credere.

Ma chi è l’autrice? Presto detto, si tratta di Maria Lucia Martinez, una giallista di grande esperienza, di cui ho avuto già modo di parlare. Ha ripreso in mano le indagini dopo un lungo silenzio interrotto con il suo precedente romanzo, che potete rivedere proprio nel link sopra riportato. Siciliana, anzi sicilianissima e lo si capisce dai personaggi che esprimono questo amore per la terra d’origine. Vive a Lentini, in provincia di Siracusa, ed è una ex insegnante di lettere con la passione della scrittura, che ha contagiato persino la figlia. Come per la precedente pubblicazione, anche in questo caso il testo è fra i vincitori dell’edizione del 2022 del concorso “fai viaggiare la tua storia”, indetto da LibroMania, del gruppo DeAgostini Mondadori. Insomma, come direbbe Rapisarda, “minchia, pure recidiva è…”

Dura lex. Sì, la legge è dura.

Massimo Fusai. Segui su Instagram.